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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2018

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GP di Singapore 2018

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Dopo Monza, malgrado la vittoria di Hamilton, sembrava che solo la strategia potesse salvare Mercedes da una pimpante e travolgente Ferrari, tanto era stato il progresso ottenuto dalle Rosse nella presente stagione agonistica.

Il fatto veniva confermato anche a Singapore durante le prove libere, dove Red Bull e Ferrari stracciavano letteralmente i tedeschi di Stoccarda, ma… quando il gioco si fa duro, durante il test di qualifica, Hamilton espone il suo acuto mettendo a sedere gli altri e si presenta come il leader da inseguire.

Ecco, si può dire che la gara si era lì già parzialmente conclusa, con una sola temporanea variante: al via Vettel supera Verstappen e continua a tenersi il secondo posto sino al cambio gomme; al rientro l’olandese però si riaffaccia davanti al tedesco e vi rimane sino all’arrivo, come alla partenza.

Nel frattempo Hamilton, solitario quam qui maxime, conduceva la gara a sua discrezione, guidando il trenino a bordo di quel locomotore che sa di non correre alcun pericolo di venir superato dai vagoni trainati.

Il tracciato, per altro stretto tra squallidi muri, sembrava un claustrofobico corridoio dove al di là della fila indiana non era consigliabile arrischiare.

L’ordine d’arrivo mostra lo strapotere del leader e la conferma dei primi sei, i piloti degli unici tre team praticamente competitivi.

Splendido ancora Alonso, combattente sino all’ultimo alla guida del suo taxi, settimo all’arrivo ed unico non doppiato: la classe non è acqua.

Ferrari dovrà inventarsi non so cosa se vuole avere ancora qualche speranza di colmare il gap di quaranta punti, ma non la vedo molto bene per Maranello…

Arrivederci tra due settimane in Russia, a Soci,

dal Vostro Fabrizio Pasquali

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