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Biografie

di Mattia Albera

Ayrton Senna

Pilota Ufficiale

Nato a San Paolo (Brasile) il 21 marzo 1960.

Morto a Imola (Italia) il 1 maggio 1994.

Questa biografia è dedicata al più grande pilota di tutti i tempi, ad un uomo che ci donava ma soprattutto che continua a donarci tante emozioni indimenticabili. Obligado Ayrton!

Ayrton Senna da Silva nasce il 21 marzo 1960 nel distretto di Santana, nella parte settentrionale di San Paolo, capitale del Brasile. È il secondogenito di Neide Senna e Milton Da Silva. Il padre di Ayrton, Milton, iniziò a lavorare prima come taxista, conducendo per il centro di San Paolo ricchi ed importanti uomini d’affari, poi divenne proprietario terriero e allevatore di bestiame. Un uomo severo e serio, ma anche pieno di indulgenza. Sapeva come istillare il senso di responsabilità e di dovere nei propri figli, mostrando che il duro lavoro, il sacrificio e l’onestà erano i valori fondamentali. La madre di Ayrton, donna Neide (così viene rispettosamente chiamata), è figlia di poveri emigranti e ha origini italiane. È una persona molto umile e semplice. La famiglia di Ayrton è benestante, al contrario della stragrande maggioranza delle sfortunate famiglie brasiliane. Il piccolo Ayrton fu allevato in un’atmosfera di grande amore e calore insieme alla sorella Viviane e al fratello Leonardo. Era un bambino molto magro, goffo e all’età di tre o quattro anni si muoveva in modo poco coordinato quando camminava e correva. Sua madre doveva comprargli sempre due gelati, perché sapeva che uno sarebbe caduto per terra… I genitori, preoccupati, lo portarono perfino da uno specialista, ma poi non ebbe più nessun problema. Potrebbe vivere una vita agiata e senza problemi, ma Ayrton ha un’altra idea della vita. Sin da bambino adorava le macchine. Le disegnava, ci giocava, imitava il rombo dei motori. A quattro anni il padre regalò a suo figlio un piccolo Kart costruito da lui stesso, così che il figlio possa “sfogare” quell’impetuosa energia che era in lui, quella grande determinazione alla vittoria. A scuola, Ayrton non è un cattivo alunno. Ma neanche bravo. I professori giudicano Ayrton un ragazzo serio, ma talvolta un po’ troppo sognatore. Si accontenta di assicurarsi il minimo indispensabile per non attirare le ire dei professori e per non contrariare suo padre. Gioca e si diverte tutto il giorno, e prima di salire sull’autobus che lo conduce a scuola, esegue senza difficoltà i compiti assegnati. Solo portando a casa dei voti sopra la sufficienza Ayrton può passare il week-end girando con il Kart. Intelligente e un filino calcolatore, Ayrton fa dunque lo stretto necessario per guadagnarsi il titolo di “pilotare” il più spesso possibile il suo kart. Sotto l’ala del suo maestro Lucio Pascual, detto il “TChe”, si allena alla pista di kart di Interlagos e impara i primi segreti di guida. È qui che Campioni del Mondo come Emerson Fittipaldi e Nelson Piquet si sono fatti le ossa. Ayrton applica tutte le sue energie, e comincia a scoprire i segreti della meccanica. Adora i Kart, li smonta e li rimonta, tira a lucido ed esamina ogni singolo pezzo, cercando di incrementare le sue possibilità di vittoria. Con il Kart, Ayrton inizia a fare sul serio. Fino a tredici anni non ha però il diritto di partecipare ad alcuna competizione ufficiale. Spesso è in plotoni selvaggi, tra piloti molto più grandi e con maggior esperienza. Per lui è un modo fantastico di fare progressi. La Storia del futuro Campione ha nel 1° luglio 1973 la prima data importante, quella del debutto in una gara ufficiale. Gli organizzatori non ritengono necessario prevedere delle Prove di qualificazione. Per stabilire la Griglia di Partenza si affidano alla sorte. Invitano a scegliere in un cappello il biglietto che gli assegnerà il suo posto sulla linea di partenza. Ayrton estrae il numero 1. E alla sua prima gara ottiene la sua prima pole position. Un segno del destino, sicuramente. Dopo qualche giro in pista ottiene la sua prima vittoria. E così comincia la sua leggendaria carriera.

Ayrton, da paulista, ha già il suo idolo. È Emerson Fittipaldi, due volte Campione del Mondo di Formula 1 nel 1972 con la Lotus e nel 1974 con la McLaren. È l’esempio di questo altro figlio di San Paolo che Ayrton vuole seguire. Molto velocemente, capisce che il suo favoloso talento non basterà a fare di lui un Campione. Ci vuole anche impegno. Un’esperienza soprattutto gli apre gli occhi. Un giorno di gara, mentre un temporale tropicale inonda la pista sulla quale sta girando, Ayrton vede tutti gli avversari sorpassarlo: a destra, sinistra, in frenata, in accelerazione. L’apprendista pilota si sente perduto. La lezione ha il suo effetto. Da quel momento, ogni giorno di pioggia è l’occasione per allenarsi nelle condizioni peggiori. In un parcheggio deserto, sotto i peggiori temporali, Ayrton impara a guidare divinamente sotto la pioggia più torrenziale. Poco a poco, Ayrton comincia a diventare veramente un pilota di successo e l’attenzione è focalizzata solo per lui. Ayrton e il “Tche” formano una coppia imbattibile. Lucio Pascual è la mente, Ayrton il braccio: in pista annientavano tutti gli altri lasciando poche speranze di vittoria. Lo stile di guida di Ayrton è molto personale, talvolta guida con una sola mano sul volante per controllare il condotto del carburatore, anche in curva. Grazie al kart, visita parecchi paesi in Sud America. Ma i veri Campioni, si sa, nascono in Europa. Ayrton spiega al padre, che lo ascolta con attenzione, il suo desiderio di correre in automobile, Milton non gli dice di no. Dopotutto ha seguito con serietà la scuola a indirizzo commerciale che gli ha fornito una solida base per un futuro come uomo d’affari. Nel 1978 Ayrton si reca in Europa per disputare il Mondiale di Kart a Le Mans. Accompagnato dal maestro il “TChe” va a Milano e sottoscrive un accordo come pilota ufficiale per gareggiare con la ditta dei fratelli Parilla, proprietari della famosa fabbrica di motori DAP. Relegò al ruolo di seconda guida il compagno di Squadra Terry Fullerton e a Le Mans si piazzò terzo in Griglia di Partenza. In gara non riuscì a concludere per un incidente con un altro concorrente. Ne fu molto rattristato benché fosse stato eletto “matricola dell’anno”. Nel 1979 divenne vice-campione del Sud America di Kart. All’appuntamento con il Campionato del Mondo, questa volta all’Estoril, vinse la gara, ma non il Titolo. Una nuova delusione per il futuro Campione del Mondo… Dal 1980 al 1982 Ayrton inseguì il sogno di diventare Campione del Mondo di kart senza successo.

Con alla spalle un brillante curriculum ottenuto con i kart, vice campione del mondo per due anni consecutivi (1979 e 1980) e Campione sudamericano nel 1980, Ayrton Senna da Silva decise di proseguire la sua carriera automobilistica in Gran Bretagna. Seguì dunque le stesse orme dei suoi connazionali brasiliani Emerson Fittipaldi, Chico Serra e Roberto Moreno. Il passo successivo nella carriera dell’ambizioso pilota era la Formula Ford 1600 britannica, la più adatta e competitiva delle categorie in cui affermare il proprio potenziale. Il padre accetta di pagargli una parte della prima Stagione in Formula Ford 1600, ma tocca ad Ayrton convincere la Scuderia che sceglierà a pagargli la differenza. È una scelta che comporta qualche rischio ma che ha nel merito di fargli capire che nella vita non sempre tutto è semplice. Poco tempo dopo essere giunto in Inghilterra, Ayrton si sposa all’inizio del 1980 con la sua connazionale Lilian. I due frequentarono la stessa scuola di Ayrton e fu la sua prima fidanzata. Presero casa vicino alla pista dove Ayrton si allenava tutti i giorni. Lei lo attendeva a casa alla sera. Due settimane dopo il matrimonio, Ayrton attiene la vittoria, la prima di una lunga serie. A forza di farsi notare in testa al plotone e sul gradino più alto del podio, anche se in gare di secondo piano come quelle di un Campionato nazionale di Formula Ford 1600, il brasiliano attira l’attenzione di qualche manager di Scuderia desideroso di farlo correre a un livello superiore. Denis Rushen è il più veloce a proporgli di passare nella Stagione 1982 alla Formula Ford 2000, con un ingaggio tale da scoraggiare qualsiasi altro concorrente. È una svolta decisiva. Senza quell’allettante proposta, il giovane Ayrton avrebbe potuto girare le spalle definitivamente alle competizioni. La Stagione 1981 prosegue come un sogno. Ayrton si impone in entrambi i Campionati che disputa in parallelo. Eppure, quando tutti lo aspettano nella più importante gara della Stagione, l’ultima, quel Formula Ford Festival che è considerato come un vero Campionato del Mondo della specialità, Ayrton è già partito per il Brasile. Sul suo conto girano le voci più strane. Si dice che sia gravemente malato, oppure già stanco delle competizioni. La realtà è un po’ più complessa. A richiamare a casa il giovane pilota è l’autorità paterna. Milton da Silva crede che Ayrton si sia divertito abbastanza. Ha bisogno di lui in Brasile, dove deve riprendere il suo ruolo di erede designato nei vari rami delle attività di famiglia. Per accompagnare Ayrton sulla via del ritorno, Milton è persino andato a prenderlo in Inghilterra. Nel paddock di Brands Hatch la sorpresa è la colmo. L’FFF, il Formula Ford Festival si svolge senza Ayrton Senna da Silva. A migliaia di chilometri dal circuito inglese, Ayrton ritrova il suo nido. Qualche settimana più tardi, durante le feste di fine anno, è al centro di un vero consiglio di guerra che, su iniziativa di Milton, si riunisce nella dimora di famiglia a Nova Cantareira. Da quando il figliol prodigo è tornato, Milton ha avuto modo di constatare la nostalgia di Ayrton verso le corse. Per fare bella figura, Ayrton fa finta di interessarsi alle occupazioni del padre, ma il suo spirito vagabondo è ancora in Inghilterra. Pensa alla Stagione che si avvicina e alla quale purtroppo non parteciperà. Ma ecco il consiglio di famiglia. Milton da Silva ha convocato Ayrton e Armando Botelho Teixeira, suo braccio destro e uomo di fiducia negli affari. Ayrton ha confessato al padre che non ha nessuna intenzione di provarsi delle corse. È pronto a qualsiasi sacrificio per avere successo in questo sport che lo appassiona. Il padre accetta, a patto che il figlio di dia una struttura degna di un professionista. E soprattutto che trovi il finanziamento necessario a correre nella Formula Ford 2000 nella Stagione 1982 ma anche nelle successive. L’imponente Armando viene incaricato di convincere i potenziali Sponsor. Per questo si costituisce la società “Ayrton Senna Promotion” che avrà come Presidente Fabio Machado, un cugino di Ayrton. L’ambizioso pilota, da parte sua, ha preso una decisione che dimostra la sua determinazione. Divorzierà. Il giovane uomo non vuole che il suo spirito sua occupato altro che le gare. Sono troppo diversi. Si rendono conto che il matrimonio è stata una scelta troppo affrettata. Lilian non lo accompagnerà più sui circuiti. Ayrton terrà la casa che ha comprato e vivrà da solo. La madre, invece, ha un solo desiderio e un’unica raccomandazione: «Sta’ attento, figlio mio, e sii felice». Ayrton, da quel momento, si farà chiamare con il cognome di nubile della madre. Il motivo è per differenziarsi dagli altri: Da Silva è un cognome molto usato e comune in brasile, lui voleva emergere come un nome diverso, un qualcosa fuori dal comune. L’essere uguale agli altri no era nel suo modo di pensare. Ayrton Senna riparte alla conquista della vecchia Europa. Da quel momento Ayrton divenne schiavo dell’automobilismo.

Senna domina la Stagione di Formula Ford 2000, conquistando il Campionato britannico ma anche quello europeo. Ed è senza problemi che negozia al prezzo migliore il suo posto nella Squadra di Formula 3 di Dick Bennets, considerato come il più serio passaporto per la vittoria. Più che il suo palmarès, è la sua strategia di gara ad impressionare gli osservatori. In Formula Ford 2000 Ayrton Senna abbandona il suo stile di guida spettacolare per adattarsi alle esigenze delle gomme slick. Il talento del brasiliano non sfugge all’attenzione dei manager di Formula 1. Ron Dennis, che ha preso le redini della Scuderia McLaren, è il primo a proporgli un contratto di lunga durata. Lucidamente, consapevole del proprio talento, Ayrton rifiuta l’offerta. Esige delle garanzie, mentre ancora non ha nemmeno disputato una gara in Formula 3, che questo ingaggio sfoci in un contratto a lungo termine in Formula 1. Tocca a Ron Dennis rifiutare questa volta. Ayrton sa che il suo passaggio alla Formula 3 sarà abbastanza convincente da far bussare i manager di Formula 1 alla sua porta. Dennis si dice che dopotutto Ayrton Senna un giorno sentirà forse il desiderio di pilotare una delle sue monoposto in Formula 1. A condizione che gli offra la possibilità di vincere.

Ayrton Senna domina anche il Campionato inglese di Formula 3. Ha appena 23 anni e ha già polverizzato il precedente record del connazionale Nelson Piquet, ottenendo la sua decima vittoria consecutiva. Nessun avversario è alla sua altezza, Soltanto un giovane inglese, Martin Brundle, gli dà filo da torcere. Ayrton è il re della Pole Position. Ma una volta, fu Brundle a partire meglio di Senna. E Ayrton, esasperato all’idea di finire secondo commette un incidente che permette a Brundle di accaparrarsi punti e vittoria. È l’inizio di una lunga serie nera per il focoso brasiliano quale interessa soltanto vincere. Rischia il tutto per tutto ed è disposto a perdere anche i punti di un secondo posto nel tentativo di riportarsi in testa. Lentamente, grazie ad alcuni clamorosi errori di Senna, Brundle risale nella classifica generale. Ayrton capisce che facendo così si lascerà scappare il Titolo. Giunge secondo a Donington ma nella gara seguente un incidente elimina i due avversari per il Titolo. All’ultima gara Brundle è in vantaggio per 123 punti contro i 122 di Senna: è la gara decisiva. A Thruxton Senna conquista vittoria e Titolo di Campione d’Inghilterra di Formula 3. Gli altri concorrenti, quell’anno, sono stati soltanto delle comparse. Senna ha meritato il Titolo, ma bisogna riconoscere che il brasiliano e l’inglese si sono stimolati a vicenda per tutta la Stagione. In effetti, i due nemici si sono spinti reciprocamente verso la Formula 1.

Per il suo carattere, arrivare in Formula 1 non è che l’inizio dell’avventura. Il 18 luglio 1983 Ayrton Senna imbocca la strada per Donington Park. Frank Williams, il manager dell’omonima Scuderia, all’epoca Campione del Mondo in carica con il finlandese Keke Rosberg, lo ha invitato a provare una delle sue vetture di Formula 1. Per il brasiliano, impegnato nel Campionato britannico di Formula 3, è un occasione unica per dimostrare il suo reale potenziale. Ayrton, freddo e meticoloso come sempre, consacra comunque parecchi minuti all’esame del posto di guida, deve trovarsi perfettamente a suo agio nel cockpit. Poi, si tratta solo di partire ala scoperta della pista. Dopo qualche giro, si ferma per il primo controllo. Williams, curioso, tende l’orecchio e si stupisce nel vedere questo ragazzo privo di qualsiasi esperienza in Formula 1 rientrare con qualche informazione più che corretta sul comportamento della Williams FW08C. Nella seconda sessione in pista, Ayrton aumenta il ritmo e, più che i tempi cronometrici che ottiene, a sedurre Frank Williams è il suo approccio alla guida. Quel giorno il manager inglese giura a se stesso che prima o poi avrà Senna su una delle sue vetture. Come abbiamo già detto, a fine Stagione Ayrton Senna è il vincitore del Campionato Marlboro di Formula 3 inglese, e la divisione svizzera della Philip Morris invita il giovane e promettente pilota brasiliano a provare una Formula 1 sul circuito di Silverstone. Si tratta di una McLaren-Ford Mp4/1C di cui la Marlboro è lo Sponsor principale. Oltre ad Ayrton Senna, ci sono il secondo classificato nel Campionato di Formula 3, l’inglese Martin Brundle, e un’altra giovane speranza, il tedesco Stefan Bellof. I tre non possono certo pensare di ottenere con qualche giro un contratto da pilota titolare, ma lo spirito competitivo è comunque alto. Come Brundle, Ayrton conosce ogni centimetro della pista di Silverstone e mette a profitto l’esperienza accumulata a bordo della Williams qualche settimana prima. Da allora, per assimilarne ogni trucco, ha osservato con estrema attenzione la guida delle star di Formula 1. Il verdetto del cronometro dopo soli tre giri è dalla sua. Ancora una volta il brasiliano colpisce i responsabili della Scuderia di Woking. Ron Dennis pensa al contratto che non è riuscito a far firmare al pilota brasiliano un anno prima. Per Ayrton non è ancora arrivato il momento di raggiungere la McLaren. Per il suo esordio ha scelto una Scuderia debuttante: la Toleman. Il patron Alex Hawkridge l’ha contattato da tempo per proporgli un test. Tutto è organizzato per il 9 novembre 1983 sulla pista di Silverstone. Per la prima volta da molto tempo Ayrton è preoccupato di salire su una macchina da corsa, la Toleman-Hart TG183B. Non ha mai guidato una Formula 1 con propulsore turbo. E inoltre questa è una vera seduta di prove. Alla fine di quei 72 giri di pista, Ayrton Senna è un pilota da Gran Premio. Ma non lo sa ancora. Hawkridge è sicuro di aver messo le mani su una perla rara. Il giorno dopo si mette in contatto con i suoi avvocati per stilare un contratto da proporre ad Ayrton Senna da Silva. Li scongiura di non omettere alcun dettaglio, di essere meticolosi, di prendere ogni precauzione: sa che il brasiliano è puntiglioso. Ayrton, però, è già ripartito per il sud della Francia, dove ad aspettarlo sulla pista di Le Castellet c’è il proprietario della Scuderia Brabham, l’inglese Bernie Ecclestone. Ayrton compie un test per la Scuderia Campione del Mondo di Formula con il brasiliano Nelson Piquet, e anche qui gira subito su ottimi tempi. Ecclestone vorrebbe metterlo subito sotto contratto, ma lo Sponsor principale della Scuderia, la Parmalat, voleva un pilota italiano da affiancare a Nelson Piquet, e si era opposta ad un team composto da due piloti brasiliani. Il 19 dicembre Ayrton è di nuovo in Inghilterra. Ha appuntamento con Alex Hawkridge della Scuderia Toleman. C’è anche il boss della Scuderia, il fondatore Ted Toleman. Ayrton firma un contratto per la Scuderia Toleman per la durata di due anni, con una clausola che gli consente di ottenere la libertà prima della scadenza, in cambio di una pesante penale. All’epoca la Toleman era l’opzione migliore. Diede ad Ayrton la possibilità di crescere e di imparare i segreti della Formula 1 insieme al lei.

Ayrton Senna da Silva debutta in Formula 1 al Gran Premio del Brasile 1984 sulla pista di Rio de Janeiro. Nel Gran Premio di casa del giovane brasiliano, la Scuderia Toleman-Hart schiera la versione B della monoposto che aveva debuttato l’anno precedente in Formula 1. La vettura, progettata da Rory Byrne (oggi capo progettista alla Ferrari) è goffa ed estremamente pesante. Monta addirittura due alettoni posteriori. Non è certo la vettura adatta per puntare a grandi risultati. Ma è comunque una monoposto di apprendistato per il giovane Ayrton Senna al suo primo anno nella categoria regina dello sport automobilistico. In Prova Ayrton si piazza sedicesimo, bastonando il compagno di Squadra, il venezuelano Johhny Cecotto. Sulla Griglia di Partenza qualcosa non va e fuoriesce della benzina dal serbatoio inzuppando la tuta di Ayrton e tutto l’abitacolo. In gara non andrà meglio quando sarà costretto al ritiro per problemi alle turbine nei primi giri. Ayrton capisce subito la Stagione che lo attende. Nella gara successiva, al Gran Premio del Sud Africa a Kyalami, riesce a piazzarsi sesto e ad ottenere il primo punto iridato in Formula 1, nonostante abbia guidato metà gara senza la parte frontale della Toleman. È una piccola soddisfazione. Nel successivo Gran Premio del Belgio, a Zolder, Ayrton conquistò un altro punto, questa volta offerto dalla FISA in seguito alla squalifica della Tyrrell-Ford di Stefan Bellof. Riesce ad ottenere dunque un altro “miracolo” con una monoposto goffa e obsoleta. Per problemi di pressione del mezzo, Ayrton non riuscirà a qualificarsi a Imola, la prima e unica volta della carriera. Per fortuna, la nuova monoposto debutta di lì a poco. La nuova Toleman-Hart TG184, evoluzione della monoposto precedente, venne schierata dal Gran Premio di Francia a Digione. È nuova sopra e sotto il vestito. Ayrton sottolinea le qualità delle gomme Michelin che sostituiscono le Pirelli.

La Formula 1 fa tappa a Monaco, sul circuito cittadino di Montecarlo. È la gara più ambita della Stagione. Vincere a Montecarlo è il sogni di tutti piloti. Ayrton non può certo auspicare alla vittoria: la sua è una vettura da ultime file. Ma il brasiliano ha un importante alleata: la pioggia. La pista è allagata. In Pole Position c’è la formidabile McLaren-TAG Porsche del francese Alain Prost. Ayrton, grazie alla sua classe sull’acqua recupera posizioni su posizioni e, complici i ritiri di Mansell, Piquet, Rosberg, Arnoux, Albereto, si installa in terza posizione a ridosso delle due McLaren. Lauda viene passato con irrisoria facilità. Prost ha paura che una vittoria sicura possa essere persa. Invoca la sospensione della gara. Quando Senna è ormai a ridosso di Prost il direttore di gara Jacky Ickx sventola una bandiera a scacchi e una bandiera rossa. Prost si ferma subito dopo aver tagliato il traguardo e gli viene esposta una bandiera nera. In mezzo a questa confusione Senna alza il pugno convinto di aver vinto la sua prima gara della carriera ma non è così. Il vincitore è Alain Prost. Ayrton Senna è secondo. I due futuri rivali sono alla prima stoccata. Ma è Senna il vero eroe della giornata. Sotto il diluvio ha sfiorato il miracolo da vero mago della pioggia. È un arte imparata sin da bambino, quando sotto violenti acquazzoni correva con il kart. Ayrton continuerà a migliorare i suoi risultati, nonostante numerosi ritiri causati da una scarsa affidabilità della vettura. Ma è in contrasto con la Scuderia Toleman. Sin dal Gran Premio di San Marino tiene i primi contatti con la Scuderia Lotus che gli promette un ingaggio per la Stagione successiva. Il contratto con la Lotus viene poi firmato nell’agosto nel 1984 e Ayrton lo annuncia alla Toleman. Alex Hawkridge, furioso in merito alla scelta del brasiliano di abbandonare la sua Scuderia, è furioso e lo sospende per alcune gare, salvo poi rientrare alla fine della Stagione. Toleman tenta persino un azione giudiziaria. Ma non si trattiene un pilota contro la sua volontà. Non c’è niente da guadagnarci. Pagherà la salatissima penale e andrà alla Lotus, firmando un contratto per tre Stagioni. All’ultimo Gran Premio della Stagione, in Portogallo, testimone di un famoso duello tra Niki Lauda e Alain Prost per il Titolo Mondiale, riuscirà persino a salire meritatamente sul podio. È stata una Stagione dura e sofferta ma Ayrton ha imparato molto in questo primo anno di apprendistato in Formula 1. Ora è pronto per affrontare un passo più grande.

Nel 1985 Ayrton Senna da Silva passa alla Scuderia di Ketteringham Hall. Fin dai primi giri a bordo della Lotus-Renault 97T, Senna capisce che questa è la monoposto adatta alle sue qualità e che gli permetterà di ottenere importanti risultati. La monoposto è progettata dal brillante ingegnere francese Gérard Ducarouge e dal suo assistente alla Lotus, Martin Ogilvie. Ayrton prende il posto dell’inglese Nigel Mansell passato alla Williams e affianca il giovane e promettente pilota italiano Elio De Angelis. La nuova Stagione parte con grandi speranza da parte del focoso pilota brasiliano desideroso di affermarsi in Formula 1. La Lotus 97T resterà per sempre quella che consente al brasiliano di ottenere la sua prima Pole Position alla seconda gara Stagionale, il Gran Premio del Portogallo 1985, disputato sul circuito dell’Estoril. In gara è ancora la pioggia ad aiutare la cavalcata vincente di Ayrton. Le Lotus scattano come fulmini andando subito in testa alla gara. La guida di Ayrton è sublime e diede un eccellente dimostrazione di guida sotto la pioggia, transitando per primo sotto la bandiera a scacchi. È la sua prima vittoria in Formula 1. Da allora, il Campione brasiliano è ormai il dominatore incontrastato della Pole Position. A partire dal 1985, grazie alla Lotus e al suo formidabile motore Renault, e sino alla prematura fine della sua carriera, Ayrton è il punto di riferimento in questo campo. Per lui, un giro di qualificazione è l’espressione sublime dell’arte di pilotare. Una Pole Position è per forza il risultato di un’osmosi quasi perfetta tra uomo e macchina. E cosa c’è di meglio di questo posto nella griglia, davanti a tutti gli avversari per affermare la propria superiorità? Una gara è più aleatoria, soggetta ad avvenimenti che non sempre il pilota riesce a dominare. Ma un miglior tempo durante le Prove è il risultato di un combattimento assoluto che non lascia molto spazio al calcolo. In questo senso, Ayrton possiede una tecnica davvero particolare. La sua determinazione dà i brividi, mette in ansia i suoi più ardenti ammiratori per la dose di rischio che comporta. Ayrton Senna alla guida della Lotus nera JPS ha lasciato un ricordo indelebile in tutti coloro che amano la Formula 1. Nei tre anni che trascorre alla Lotus, Ayrton Senna vince sei gare e consolida la sua posizione come pilota vincente. Nel 1985, oltre alla vittoria in Portogallo, ha conquistato il suo primo successo sul difficile circuito di Spa-Francorchamps, in Belgio. Nel 1986 si aggiudica due vittorie in Spagna e negli Stati Uniti. A Jerez precede sul traguardo di pochi millesimi di secondo la Williams-Honda di Nigel Mansell. A Detroit nacque il mito di Ayrton Senna. Mentre attraversava il traguardo in lacrime, si fermò a cercare una bandiera brasiliana tra la folla e quando la trovò fece un giro di pista sventolando la bandiera verde-gialla “Ordem e Progresso”. Ayrton era molto fiero di essere brasiliano e quando vinceva una gara sventolava sempre la bandiera del suo paese. Nel 1987 la Lotus passa dalla livrea nera JPS alla livrea giallo-oro Camel. Il vecchio propulsore Renault viene sostituito con il nuovo motore Honda. Ayrton porta in gara una vettura dotata di sospensioni attive e vince per la prima volta a Montecarlo e di nuovo a Detroit. Ma la vita resta dura. Per vincere serve davvero un team competitivo, una macchina in grado di imporsi sin dalla prima gara: una McLaren.

È il 1988. Ayrton Senna firma un contratto di tre anni portando in dote i motori Honda. Il team McLaren è composto da Ayrton Senna e dal francese Alain Prost, l’uomo che quattro anni prima lo beffò sotto la pioggia a Motecarlo, due volte Campione del Mondo con la McLaren nel 1985-86. Guidano una macchina veloce e affidabile, la McLaren-Honda V6 Turbo Mp4/4, macchina bassa e affusolata progettata da Gordon Murray e Steve Nichols, e sono assistiti da un team preparatissimo. Il formidabile duo domina la Stagione vincendo 15 gare su 16. Tra Senna e Prost nasce una fortissima competizione che caratterizzerà le annate a seguire. Senna può competere da pari a pari con Prost, ormai è un pilota completo. Con queste premesse si apre il Mondiale di Formula 1 1988 in Brasile, sulla pista di Rio de Janeiro. Per Ayrton le cose iniziano subito bene, con una Pole Position, ma a pochi istanti dal via si rompe il cambio: deve prendere la macchina di riserva e partire per ultimo. Inizia una rimonta impressionante dall’ultima posizione, la sua macchina sembra una palla da bowling che butta giù i birilli. Ma da un momento all’altro la folla brasiliana passa dal delirio alla delusione più nera. Davanti a Senna sventola una bandiera nera: squalificato. Senna non poteva prendere la macchina di riserva, non lo hanno fermato prima perché la sua rimonta stava facendo impazzire i tifosi. Un’ingiustizia che Ayrton non dimenticherà. La gara finisce con la vittoria di Prost e una certezza: Senna di darà gran filo da torcere. E infatti, due settimane dopo, sul circuito di Imola nel Gran Premio di San Marino, Ayrton vince la sua prima gara al volante della McLaren davanti a Prost. La tappa successiva è il Gran Premio di Monaco, il circuito preferito di Ayrton. E senza sforzo guadagna la Pole Position con un secondo e mezzo su Prost. Al via prende subito la testa della corsa e domina la gara. A metà della distanza, il distacco del francese è vicino al minuto. Siamo a Monaco, ma per Prost è come essere a Waterloo. E mentre i brasiliani sventolano le bandiere e i francesi le riavvolgono accade il colpo di scena. Senna perde all’improvviso concentrazione e va a sbattere all’ingresso del tunnel gettando il vento una vittoria che era sul piatto d’argento. Ayrton è furioso. Il “Professore” Alain Prost ha dato una lezione al focoso rivale che d’ora in poi starà più attento. Nelle gare successive Senna e Prost si alternano sul gradino più alto del podio. Il dominio delle loro McLaren è schiacciate. Agli altri, Mansell, Piquet, Berger, Alboreto, non restano che correre per il terzo posto. In estate Senna diventa re assoluto. Infila quattro vittorie consecutive in Inghilterra, Germania, Ungheria e Belgio e prende la testa della Classifica Piloti. Il francese schiuma rabbia. In Ungheria supera alla prima curva il rivale brasiliano che però torna subito sotto e lo beffa. Dopo la clamorosa doppietta Ferrari a Monza, dove Senna e Prost sono costretti al ritiro, mancano quattro gare all’assegnazione del Titolo. Senna ha una leggera flessione, Prost implacabile ne approfitta. La gara che può decidere il Titolo Piloti è il Gran Premio del Giappone sulla difficile pista di Suzuka. Prost è al comando del Mondiale di poco davanti a Senna. Se Senna vince e Prost arriva secondo il brasiliano è Campione del Mondo grazie al Regolamento degli scarti sul punteggio finale. E a Suzuka Senna parte naturalmente in Pole Position. Al via il motore ha serie difficoltà ad avviarsi, procede a singhiozzo: Ayrton viene sfilato da metà gruppo ma riesce finalmente a partire. Alain Prost si è portato al comando tallonato da Berger. Il “Professore” non crede a quello che vede: il brasiliano è dietro e davanti ha pista libera. Chiunque perderebbe la calma e la concentrazione, ma non un vero Campione come Ayrton Senna. Dalla dodicesima posizione inizia la sua rimonta a suon di sorpassi come era accaduto nella prima gara in Brasile. Prost è sempre al comando ma non sembra andare in fuga. La pista iniziò a piovigginare, situazione ideale per Senna che nel frattempo si è portato in seconda posizione. A metà della corsa Senna ha ormai raggiunto Prost. Sul rettilineo di partenza parte l’attacco: Senna è dietro, Prost ha una macchina da doppiare. Superare sembra impossibile, ma c’è uno spazio molto stretto tra la macchina di Prost e il muretto. Senna si infila e riesce a sorpassare Prost andando a vincere la gara. È stato un anno duro, difficile, ma sul traguardo, Ayrton Senna da Silva è Campione del Mondo di Formula 1 1988. Sceso dalla vettura non riesce a trattenere le lacrime per la conquista del Titolo che sognava sin da bambino. Ha sorpassato il rivale, ha vinto la gara e ha conquistato il suo primo Titolo Mondiale. Ma per Ayrton, questo è solo l’inizio.

Campionato del Mondo di Formula 1 1989. Ayrton Senna deve difendere il Titolo Piloti conquistato l’anno precedente. Ha curato la mente e il corpo ed è pronto ad una nuova Stagione in Formula 1. Dopo la beffa di Suzuka, Alain Prost comincia la nuova Stagione con fieri propositi di rivincita. Tra Alain e Ayrton esiste un patto stipulato da ormai molto tempo. Data la superiorità delle loro McLaren-Honda l’imperativo è non attaccarsi alla prima curva per non compromettere gravemente la gara di ciascuno. A Imola, in prima fila ci sono come al solito Senna e Prost. Al via il “Professore” parte meglio beffando il compagno di Squadra. Ayrton si accoda ad Alain e gli resta in scia. Dopo la curva del Tamburello, Senna esce di scia e affianca Prost. Alla prima vera curva, la Tosa, Senna infrange il patto con Prost e riprende il comando, andando a vincere la gara. Il “Professore”, sconfitto, è furibondo. Dal canto suo, Senna ritiene che l’attacco al compagno di Squadra sia stato effettuato in rettilineo e non alla prima curva. Pertanto, non avrebbe in nessun modo infranto il patto. La versione di Prost è tutt’altro che identica. Risultato: Prost non si fida più di Senna. Senna non si fida più di Prost. Ron Dennis si trova nella difficile situazione di gestire una Squadra con i nervi tesi. La rivalità tra Senna e Prost è dichiarata, si affrontano in gara in gara con rabbia sempre più crescente. Senna è protagonista di un buon avvio di Mondiale, e delle prime quattro gare ne vince tre. Prost approfitta dei guai di Senna a centro Campionato e recupera punti. Senna, complice un duello più psichico che fisico, alterna grandi vittorie a ritiri clamorosi. Prost è meno brillante, ma non sbaglia quasi mai. Il verdetto finale si decide ancora una volta in Giappone, sulla pista di Suzuka, un circuito che rievoca dolci ricordi per Ayrton, dove ha conquistato il suo primo Titolo Mondiale. Senna è obbligato a vincere la ultime due gare per sperare ancora nel Titolo. A Suzuka, in prima fila ci sono ancora una volta Senna e Prost. Il “Professore” azzecca una partenza migliore del brasiliano e va al comando. Prost monta una guardia feroce. Senna gli si accoda e lo tallona da vicino. A sei giri dal termine Senna tenta un attacco a Prost alla chicane. Il francese chiude, le due McLaren si tamponano e restano “incastrate” all’esterno della chicane. In seguito, dai replay in tv si constaterà che la manovra di Senna era corretta, e che è stato Prost a provocare l’incidente tra le due vetture. Ma restiamo a Suzuka. Prost si slaccia le cinture: è Campione del Mondo. Ma Senna è Senna e non si arrende. Torna in pista e ripara il musetto danneggiato ai box. Senna riprende a girare: fortissimo. In testa alla corsa c’è il senese Alessandro Nannini (Benetton-Ford) e Senna colma velocemente il gap che lo separa dal pilota italiano. In poco tempo, Senna pressa Nannini e lo sorpassa alla solita chicane. È al comando della gara. Solo pochi minuti fa, il Mondiale sembrava nelle mani di Prost. La grinta e la tenacia di Senna glielo stanno portando via. Ayrton sfreccia per primo sotto il traguardo e con questo risultato può giocarsi il Titolo all’ultima gara in Australia, sulla pista di Adelaide. Ma dal paddock girano strane voci. Poco dopo l’arrivo ai box, l’entusiasmo generale è gelato da un terrificante comunicato della FIA: Ayrton Senna è squalificato. Per tornare in pista dopo l’incidente con Prost, Senna ha tagliato la chicane, fatto non regolare. Il Titolo Piloti, il terzo della sua carriera, va ad Alain Prost. Ayrton passa da un attimo dal delirio per l’impresa allo sconforto più totale. Senna attacca il Presidente della FIA, Jean-Marie Balestre, e lo accusa di aver ordito un complotto per favorire il connazionale Prost. La risposta della FIA è secca e decisa: sei mesi di sospensione per il brasiliano, con una sola via d’uscita. Scuse pubbliche a Balestre.

Ayrton scappa in Brasile, meditando sul suo futuro.

Insieme all’affetto della sua famiglia e dei suoi amici, Ayrton riscopre i piaceri della vita con quattro mesi di sosta totale in Brasile. Tra Ayrton Senna e il Presidente della FIA Jean-Marie Balestre c’è sempre bufera, ma Ron Dennis ricuce lo strappo. Ayrton ritorna in pista nel marzo del 1990 deciso a voltare pagina. Al suo ritorno lo attente una clamorosa sorpresa. Visto che la convivenza con Senna era impossibile, il “Professore” Alain Prost ha deciso di andare via e di passare alla Scuderia Ferrari. Al suo fianco, è arrivato l’austriaco Gerhard Berger, un pilota giovane e veloce e sicuramente più malleabile del “Professore”. Va peggio a Prost, che dalla padella Ayrton Senna cade nella brace Nigel Mansell, un pilota istintivo e combattente, deciso a dare la caccia al suo primo Titolo Mondiale. La Ferrari con due piloti tanto veloci quanto esperti si candida ad interrompere il dominio assoluto delle McLaren. La prima gara della Stagione è il Gran Premio degli Stati Uniti, sul circuito cittadino di Phoenix, nell’Arizona. Senna è protagonista di uno stupendo duello con il giovane francese Jean Alesi (Tyrrell-Honda) e va a vincere la gara. Anche quest’anno le McLaren sembrano imbattibili. Senna vince tre delle cinque gare iniziali, ma il francese non si arrende. Comincia a vincere anche con la Ferrari e tiene aperta la partita con il rivale. I duellanti si affrontano a Monza. Senna vince la gara, e consolida il suo primato in Classifica. Prost è secondo. Nella conferenza stampa succede l’incredibile. Senna e Prost si stringono la mano davanti alle telecamere dopo mesi di polemiche. Era dal Gran Premio di San Marino 1989 che non si parlavano. Sembra ormai pace fatta, ma non è così. Ayrton non dimentica, non è della sua natura. Anche quest’anno il Titolo Piloti si decide in Giappone. Qui che Senna ha vinto il suo primo Titolo Mondiale, qui ha subito l’umiliazione più grande della sua carriera e qui può consumare la sua vendetta. Senna ha le mani sul Titolo Mondiale, Prost è alla disperazione. In Pole Position, come al solito, c’è Senna davanti a Prost. Al via parte bene Prost e Senna gli si accoda in scia. Alla prima curva un clamoroso incidente mette fiori gioco i due rivali per il Titolo. I sogni di Prost e della Ferrari vanno in fumo. Il “Professore” attacca in modo feroce e senza peli sulla lingua Senna. Ayrton dichiara in una conferenza stampa cosa realmente è accaduto. “Il venerdì avevo avvisato la FIA che la posizione della Pole era sul lato sporco e pertanto avevo chiesto di spostare la Griglia di Partenza sull’altro lato. Ma Balestre ha dato un altro ordine ai suoi uomini. Io domenica partivo in Pole Position e in svantaggio. Ero così frustato che mi sono promesso che chiunque fosse stato in testa alla prima curva lo avrei buttato fuori senza pensare alle conseguenze. Prost non sarebbe uscito per primo alla prima curva. E così è stato. Ha fatto un errore di valutazione quando non ha chiuso la traiettoria. E questo è il risultato delle stupide decisioni prese dalla FIA e da Balestre”. Senna ha fatto assaporare la stessa rabbia a Prost che gli era capitata un anno prima. A Suzuka sogni e gloria diventano realtà: è Campione del Mondo per la seconda volta.

Nel Campionato del Mondo di Formula 1 1991 il duello annunciato è ancora una volta quello tra Senna e Prost. Senna domina le prime quattro gare (Phoenix, Interlagos, Imola, Montecarlo), mentre Prost annaspa con una Ferrari in crisi. La prova più esaltante di Ayrton è il Gran Premio del Brasile sulla pista di casa. Domina ancora una volta la gara ma negli ultimi giri si inceppa il cambio e Senna si fa male una mano nel tentativo di scalare le marce. Perde uno ad uno tutti i rapporti del cambio. Il fisico è sfinito anche perché le cinture che lo legano alla vettura sono troppo strette e gli martoriano le spalle. Negli ultimi giri stringe i denti con Riccardo Patrese (Williams-Renault) alle calcagne. Ma ce la fa. È un’impresa leggendaria. Dall’abitacolo, in collegamento con i cronisti brasiliani, Ayrton urla tutta la sua gioia da sotto il casco. È la prima volta che trionfa nel Gran Premio di casa, una vittoria che per un motivo e per l’altro gli era sempre sfuggita. Sul podio, con la bandiera brasiliana, stenta quasi a reggersi in piedi e solleva la coppa con fatica. Con avversari praticamente inesistenti, le gare diventano passeggiate per Senna. Domina sino al punto di annoiare. Ma Ayrton è sicuro che qualcosa non sta andando per il verso giusto. La nuova McLaren Mp4/6 con motore Honda V12 non lo soddisfa a pieno. Teme il recupero degli avversari. Soltanto l’inglese Nigel Mansell prova a contrastarlo. Guida una macchina molto veloce, la Williams-Renault FW14, ma non ancora abbastanza affidabile. Dal Gran Premio d’Ungheria, la McLaren riesce a recuperare nei confronti della Williams grazie ad un motore rivisto su consiglio dei propri piloti. Sempre al Gran Premio d’Ungheria, avviene la pace definitiva tra Senna e Prost. Al Gran Premio del Portogallo viene annunciato il rinnovo del contratto di Senna con la McLaren per un altro anno per la bella cifra di 22 milioni di vecchie lire. Celebre resta il duello tra “Magic Senna” e il “Leone d’Inghilterra” sul rettilineo principale del circuito di Barcellona, in Spagna. Duello che si conclude con il sorpasso a ruote inchiodate di Mansell ne confronti di Senna. Ancora una volta, il Titolo Mondiale si decide in Giappone, a Suzuka. Senna è nettamente in vantaggio su Mansell (16 punti di vantaggio) e può chiudere il Campionato con una gara d’anticipo. Mansell vola fuori pista, mentre le McLaren di Senna e Berger dominano. Ma Ayrton lascia che sia il compagno di Squadra a vincere. Un gesto con cui Ayrton ringrazia Gerhard del supporto e della collaborazione con la quale lavorano in McLaren. Ancora una volta Senna è Campione del Mondo: tricampeao du monde.

Con il terzo Titolo Mondiale conquistato nel 1991 raggiunge i rivali Lauda, Piquet e Prost nella graduatoria iridata. Davanti a lui resta soltanto un traguardo da raggiungere: i cinque Titoli Mondiale conquistati da Juan-Manuel Fangio. Ecco l’obiettivo non impossibile da raggiungere: eguagliare il grande pilota argentino. La Stagione di Formula 1 1992 comincia con una sorpresa. In rotta con la Scuderia Ferrari, il “Professore” Alain Prost preferisce prendersi un anno sabbatico per essere pronto a battersi per il Campionato del Mondo di Formula 1 1993. Sembra la sera di un vecchio Campione, ma non è così. Il “Professore”, fine politico, ha già in tasta un contratto per guidare una Williams-Renault nel 1993. Per capire che l’intuizione di Prost è esatta basta osservare le prime cinque gare. La Williams-Renault FW14C interrompe la supremazia della McLaren-Honda. Nigel Mansell prende subito un notevole vantaggio vincendo le prime cinque gare della Stagione. Ad Ayrton, restano solo le bricciole. La vittoria più bella dell’anno, Senna la ottiene proprio a spese di Mansell nel Gran Premio di Montecarlo. Dopo un pit-stop obbligato (in seguito ad una foratura) Mansell deve inseguire Senna lungo le stradine del Principato. Il “Leone” attacca ma non riesce a superare il brasiliano che va a vincere per la quinta volta sul circuito di Montecarlo, eguagliando il record del londinese Graham Hill. Ma è una magra consolazione. Mansell alla fine, è Campione del Mondo. L’inglese annuncia a Monza la propria intenzione di ritirarsi dalla Formula 1. Senna è quarto nella Classifica Piloti alle spalle di un giovane sorprendente, il tedesco Michael Schumacher. I due sono protagonisti di un incidente nel corso del primo giro al tornantino Adelaide in Francia. Poco tempo dopo, i due vengono quasi alle mani durante una sessione di Prove ad Hockenheim, in Germania. Schumacher ha tagliato la strada a Senna. Nel box Benetton scoppia quasi una rissa. Vengono divisi e costretti a chiarirsi. Per Senna (tre insoddisfacenti vittorie) è stata una Stagione amara. Ayrton sente che con la McLaren ha fatto il suo tempo. A fine Stagione deve dire addio alla Honda, che annuncia la sua intenzione di ritrarsi dalla Formula 1. Ci sono anche problemi contrattuali. Ron Dennis, infatti, non è disponibile a ritoccare l’ingaggio. Tenta di passare alla Ferrari, ma la Scuderia di Maranello ha già sotto contratto Jean Alesi e Gerhard Berger (che lascia la McLaren). Non può neppure andare alla Williams-Renault perché il rientrante Alain Prost ha posto il proprio veto sull’ingaggio di Senna. Piuttosto che continuare così, Ayrton preferisce ritirarsi dalla Formula 1 in attesa di una vettura più competitiva disponibile.

Il posto di prima guida alla Williams, dunque, è già assegnato ad Alain Prost. Ayrton Senna deve rassegnarsi a passare un altro anno alla McLaren (che ha schierato una nuova vettura con un nuovo motore Ford V8 versione clienti) e soffrire. Il suo braccio di ferro per le questioni contrattuali con Ron Dennis dura tutto l’anno. Alla fine, riceverà la bella cifra di un milione di dollari a gara. Ma nonostante tutto, l’avvio nel Campionato del Mondo di Formula 1 1993 sembra buono. Alla terza gara della Stagione, Senna sembra addirittura in grado di ribaltare tutti i pronostici: è la perla della sua carriera. Dopo essersi piazzato secondo dietro al vincitore Alain Prost nella gara inaugurale della Stagione a Kyalami, Ayrton vince per la seconda volta il Gran Premio di casa in Brasile, approfittando della pioggia. Due settimane dopo la Formula 1 sbarca sul circuito di Donington Park in Inghilterra per disputare il Gran Premio d’Europa. È un giorno da lupi: la pista è allagata. Il primo giro che compie a Donington sotto il diluvio è ormai entrato nella Leggenda. Sorpassa Schumacher (Benetton-Ford) e Wendlinger (Sauber-Ford) e si mette a caccia delle due Williams-Renault. Poco dopo sorpassa Hill (Williams-Renault). Manca solo il vecchio rivale Alain Prost, che non ha mai amato guidare sotto la pioggia. Al tornantino Melbourne Ayrton Senna da Silva sorpassa Alain Prost e completa in solitario il primo straordinario giro del Gran Premio d’Europa, impresa che lo ha consacrato alla Leggenda. La gara è caratterizzata da 69 cambi gomme, sette di Prost, sei di Hill e quattro di Senna. Ayrton vince la gara davanti a Hill e Prost, sconfitto e bagnato fradicio. Qualche settimana dopo, approfittando dei guai di Prost alla partenza, vince per la sesta volta il Gran Premio di Montecarlo, battendo il vecchio record di Graham Hill, padre di Damon. Ma alla lunga, la Williams-Renault si dimostra superiore. Senna si batte valorosamente e vince cinque gare, ma è il vecchio rivale a trionfale nel Campionato Piloti, conquistando il Titolo in Portogallo davanti a Senna e Hill. Con quattro Titoli Mondiale conquistati in carriera, il “Professore” annuncia il proprio ritiro definitivo dalle corse in una conferenza stampa. Anche Senna ha qualcosa di importante da annunciare. Dopo sei anni passati alla Scuderia di Woking, lascia la McLaren con la quale ha conquistato tre Titoli Mondiali. Andrà alla Williams, al posto di Alain Prost. La gara dell’addio è il Gran Premio d’Australia, sul circuito cittadino di Adelaide. Senna vince la gara, Prost il suo quarto Titolo Mondiale. La commozione raggiunge il suo apice sul podio. I due rivali si stringono la mano e si abbracciano: tra i due è finalmente pace, ed è una pace vera. È un momento di intensità folle. Sotto quel podio regale, molti non riescono a trattenere le lacrime. Ayrton Senna conquista la 41° e, lo scopriremo poi, ultima vittoria della sua straordinaria carriera. Con il Gran Premio di Adelaide 1993 si chiude un’era dominata dall’odio e dalla rivalità tra Senna e Prost, i quali hanno scritto pagine importanti e indimenticabili di questo sport. Se avessero saputo come sarebbe andata a finire…

Con il ritiro dalle corse di Alain Prost, Ayrton Senna può dunque passare alla tanto sognata Williams-Renault nella Stagione di Formula 1 1994. C’è una nuova macchina, la migliore, e un nuovo compagno di Squadra, l’inglese Damon Hill. Lauda, Piquet, Mansell, e Prost, avversari di tanti duelli, hanno lasciato. La scena è tutta sua. Ma se ne è già affacciato un altro, giovane e ambizioso: si chiama Michael Schumacher. Tutti i sistemi elettronici, che avevano trasformato la Williams nel missile imprendibile di Mansell e Prost, da quest’anno sino tutti vietati. Ma non è questo a preoccupare Ayrton. Sin dalla prima Prova all’Estoril non tutto va come ci si aspetta. La nuova vettura non è soltanto in forte ritardo, ma il posto di guida è completamente scomodo. Ayrton ha tutto il corpo praticamente in fuori. Non è stato possibile inserire un volante grande (che riduce lo sforzo fisico) a causa delle ridotte misure dell’abitacolo. Da qui nascono gli interventi allo sterzo richiesti dal pilota per migliorare la maneggevolezza e la comodità del mezzo. Le richieste di Senna in fatto di progettazione del mezzo non sono state ascoltate. Dopo mesi incerti per Senna e per la Williams, la Formula 1 sbarca in Brasile sul circuito di Interlagos per la prima Prova del Campionato. E nonostante i problemi, Ayrton riesce a tirar fuori dal cilindro un’altra Pole Position. Il miglior pilota e la miglior macchina, al primo appuntamento ufficiale, non possono fallire. Ma la gara ha un’altra storia. Al via Senna prende il comando della corsa davanti ad Alesi (Ferrari) e a Schumacher (Benetton-Ford), partito male. Schumacher si fa subito sotto, Senna non riesce ad andare via. Da quest’anno sono stati reintrodotti i rifornimenti di carburante, che consentono tattiche di gara diverse. Dopo i pit-stop Senna si ritrova in seconda posizione dietro a Schumacher che sembra andare in fuga. Nel tentativo di non perdere il contatto con il pilota tedesco, Senna compie un errore all’ultima curva del circuito ed esce di pista: gara finita. Quindici giorni dopo è in programma il secondo appuntamento della Stagione, il Gran Premio del Pacifico sul nuovo circuito di Aida, in Giappone. Senna tira fuori con rabbia un’altra Pole Position. Al via Senna fa pattinare le gomme e la monoposto parte lenta. Schumacher lo sorpassa e si infila per primo alla prima curva. Ayrton viene raggiunto e spinto nella sabbia da Mika Hakkinen (McLaren-Peugeot). Nella confusione generale, viene tamponato da Nicola Larini (Ferrari): la sua gara è già finita dopo venti secondi. Michael Schumacher sfreccia ancora primo al traguardo. Risultato: Schumacher 20 – Senna 0 dopo le prime due gare, un avvio disastroso. Per le prossime gare la monoposto sarà modificata su richiesta del pilota. Ma Ayrton deve cominciare a contrastare seriamente Schumacher. Ci vuole una vittoria subito, nel prossimo Gran Premio: a Imola.

Imola, la gara della verità. Ayrton Senna deve assolutamente vincere e colmare il distacco da Michael Schumacher in Classifica. Dopo le delusioni di Interlagos e Aida, per Ayrton il Mondiale comincia qui. Venerdì 29 aprile 1994 comincia il tragico fine settimana imolese. Dopo trenta minuti di Prove il brasiliano Rubens Barrichello (Jordan-Hart) va a sbattere alla chicane prima della Variante Bassa. Barrichello viene estratto vivo dalla sua monoposto. È stato fortunato Rubens. Condizionato e scosso da quello che ha visto in televisione, Ayrton va a trovare il suo amico per sincerarsi delle sue condizioni ed è rincuorato nel vedere l’amico ancora vivo. La prima giornata di Prove si conclude con Senna primo davanti a Schumacher. Sabato 30 aprile 1994 si rincomincia. Tra i piloti che cercano di qualificarsi c’è anche l’austriaco Roland Ratzenberger (Simtek-Ford). Ha lottato tanto per essere lì, tra i grandi della Formula 1. Il suo primo Gran Premio lo ha corso tre settimane prima in Giappone. Sabato, Roland è in pista per cercare di migliorare il suo tempo. Chiede troppo alla sua Simtek, troppo. Sul rettilineo dopo la curva del Tamburello, si stacca un elemento aerodinamico sulla sua vettura. Va a sbattere a oltre 300 kmh alla curva Villeneuve. L’urto contro il muretto è terrificante. I soccorsi sono tempestivi, ma le condizioni di Ratzenberger appaiono subito gravi. Poco dopo il ricovero all’ospedale di Bologna Roland Ratzenberger cessa di vivere. Le reazioni dei piloti alla morte del loro collega sono immediate. Ayrton ha visto l’incidente in televisione e si scaccia subito le cinture: per lui le Prove sono finite. Quando capisce che per Ratzenberger non c’è nulla da fare scappa nel motorhome in lacrime. Gli altri piloti sono scioccati. Ayrton è profondamente scosso dall’incidente di Ratzenberger e si sente in serata al telefono con la fidanzata Adriane, che è rimasta nella loro villa in Portogallo. Si sono conosciuti l’anno prima in una discoteca di San Paolo e il loro amore sta diventando una cosa seria. Domani partirà il Pole Position poiché il suo tempo ottenuto il venerdì è rimasto imbattuto. Ayrton confida ad Adriane le sue angoscie e le sue paure.

Avverte che la Williams lo può tradire…

Domenica 1 maggio 1994 le 26 vetture sono schierate in Griglia di Partenza. È la gara della verità. Ayrton è ossessionato dalla vittoria: deve assolutamente vincere. C’è un gran caldo, Ayrton è già all’interno dell’abitacolo. Ha il casco appoggiato davanti a se, è la prima volta che compie questo gesto. Il suo sguardo non è quello solito. Mostra un uomo stanco e teso che non ha voglie di correre. Pensa a quella vita tanto rincorsa e tanto amata e che improvvisamente non ama più. Ai box, nei panni di telecronista per la tv francese, c’è il vecchio rivale, Alain Prost, affatto pentito di aver abbandonato le corse. Viene fatta ascoltare ai telespettatori una cassetta audio di Ayrton registrata il giorno prima che descrive il circuito di Imola. Nelle cuffie, al termine dell’illustrazione dei rettilinei, delle curve, delle frenate, delle cambiate, un saluto inatteso: “Ciao Alain, mi manchi tanto e ti mando un caro saluto”.

La pista, pochi secondi piena di gente, si svuota come incanto. I piloti, soli all’interno dell’abitacolo, attendono il semaforo verde per il via al giro di ricognizione. Le monoposto tornano in Griglia di Partenza dopo un giro di prova sul circuito di Imola. Ayrton Senna parte in Pole position per la 65° e ultima volta della carriera. Le vetture sono ormai tutte schierate. Pochi secondi dopo il finlandese JJ Lehto (Benetton-Ford B194) alza il braccio: la sua monoposto è ferma in Griglia di Partenza. Il direttore di gara non vede e schiaccia lo start. Ayrton parte bene e resta davanti a Schumacher che non riesce a superarlo. Lehto resta impaurito all’interno dell’abitacolo, sa che qualcuno non si accorgerà che è rimasto fermo e attende impaurito l’urto. Dal fondo griglia, arriva ad alta velocità il portoghese Pedro Lamy (Lotus-Ford) che ha ostruita la visuale. Non può evitare la monoposto di Lehto. L’urto è terrificante. Alcuni pezzi volano in tribuna e colpiscono alcuni spettatori. Altri volano ai box ferendo alcuni meccanici. Il tragico fine settimana di Imola è uno shock per tutti. Entra in pista la safety car mentre la pista viene ripulita dai rottami. Senna è al comando della gara davanti a Schumacher e Berger. Al 7° giro la safety car rientra ai box: la gara riparte. Vola la Williams di Senna, allunga sul tedesco. Passa davanti ai box con sei decimi di secondo davanti a Schumacher. Eccolo là in fondo, il Tamburello, curva che intuisci e di cui non vedi la fine. Da affrontare in accelerazione, da percorrere trattenendo il fiato, ma senza difficoltà. Leggera correzione del volante a sinistra. La macchina spancia sullo scalino che delimita l’asfalto nuovo. Una scia di scintille pare trasformare la Williams-Renault n°2 in una cometa. La velocità è di 310 kmh. Ayrton si rende conto che qualcosa non funziona. Non riesce, non riesce a fare la curva. Il muro si avvicina implacabile. La Williams tira diritto verso l’esterno come se il rettilineo continuasse all’infinito. È ancora davanti a tutti. Si schianta a 210 kmh contro il muretto di protezione, a pochi metri dal cartellone pubblicitario “I Pilotissimi”, lo slogan a caratteri cubitali. Una ruota vola verso l’alto. La macchina rimbalza e si ferma all’esterno della pista: è un rottame. Un elemento della sospensione trafigge il casco e ferisce Ayrton alla nuca. Il casco gialloverde si piega lento verso sinistra. Sono le 14:17 di una maledetta domenica 1° maggio 1994. I soccorsi sono tempestivi, come 24 ore prima con Ratzenberger, ma anche qui, le sue condizioni sono gravissime. Viene estratto dall’abitacolo e trasportato all’ospedale di Bologna in elicottero. L’incidente al Tamburello è stato causato dalla rottura dello sterzo, come hanno accertato le indagini svolte negli anni successivi. La gara viene interrotta e viene data una nuova partenza. Michael Schumacher ha dominato la corsa assente il suo grande rivale che sta lottando per la vita. Il primo bollettino medico non lascia speranze. Alle 18:40 la dottoressa Fiandri annuncia al mondo la notizia che nessuno vuole sentire: Ayrton Senna da Silva è morto. La notizia della morte del più grande pilota di tutti i tempi mette sotto shock il Mondo. La salma del pilota verrà trasportata il giorno dopo su un aereo che lo condurrà nel suo paese tanto amato. Più di 100.000 persone uomini, donne e bambini portano omaggio alla camera ardente allestita a San Paolo. Ai suoi funerali di stato sono presenti famigliari e amici. Viene sepolto sotto un albero secolare nel cimitero di Morumbi dove riposano le persone di fede evangelista. Ayrton era un uomo molto religioso. Leggeva la Bibbia tutte le sere e pregava sempre Dio. Nella Bibbia trovava la risposta ai misteri che circondano la vita. Termina così la grande storia di questo personaggio che ha segnato un decennio di corse. Un Campione con una classe infinita: 41 vittorie, 65 Pole Position, tre Titoli Mondiali sono solo alcuni dei suoi primati. Il suo stile di guida era sublime. “Driving to Perfection” In Brasile era venerato come un dio. Milioni e milioni erano e sono ancora i suoi tifosi che in lui riponevano le loro speranze di vittoria. Per il popolo brasiliano, Ayrton Senna era la rivincita contro le ingiustizie della vita. Ayrton non era solo un grande pilota ma era sopratutto un grande uomo, dal carattere in scrutabile, dalla personalità carismatica. Amava la vita e la considerava come il bene più prezioso dell’uomo. Si sentiva molto a suo agio con la sua famiglia in Brasile ed era una brava persona. Questo era il suo segreto. Quel qualcosa di magico che era in lui e che lo ha fatto amare da tutti. Con l’aiuto della sorella Viviane, prima di morire, Ayrton ha istituito la “Fondazione Senna” con lo scopo di aiutare la gente povera del suo paese e per dare una possibilità a bambini e ragazzi di sviluppare il proprio potenziale in settori come lo Sport, la pittura, l’informatica, la danza, ecc. “Tutti devono avere più di una possibilità” diceva sempre. Ayrton vive, nella nostra mente sappiamo che non c’è più, ma nel nostro cuore lui è vivo ed è sempre con noi. Sulla sua tomba a San Paolo è incisa una frase che riassume Ayrton Senna in poche parole: “Nada pode me separar del amor de Deus”, niente più separarmi dall’amore di Dio.

LA CARRIERA IN FORMULA 1

Debutto: Gran Premio del Brasile 1984 (Rio De Janeiro) su Toleman-Hart TG183B

Ultima gara: Gran Premio di San Marino 1994 (Imola) su Williams-Renault FW16

Titoli iridati: 3 (1988, 1990, 1991)

 
GP disputati  161 Stagioni  11
Pole Position  65 Giri Più Veloci  19
Punti  610 (614)*    

Piazzamenti a punti

 41   23   16   7   6   3       

CAMPIONATO DEL MONDO DI F.1

Anno

Team GP PP GPV Vittorie Posizione finale

Punti

 1984 

 Toleman-Hart TG183B/TG184  14    1  

 9° 

 13 

 1985 

 Lotus-Renault 97T  16  7  3  2

 4° 

 38 

 1986 

 Lotus-Renault 98T  16  8    2

 4° 

 55 

 1987 

 Lotus-Honda 99T  16  1  3  2

 3° 

 57 

 1988 

 McLaren-Honda MP4/4  16  13  3  8

 1° 

 90 (94)* 

 1989 

 McLaren-Honda MP4/5  16  13  3  6

 2° 

 60 

 1990 

 McLaren-Honda MP4/5B  16  10  2  6

 1° 

 78 

 1991 

 McLaren-Honda MP4/6  16  8  2  7

 1° 

 96 

 1992 

 McLaren-Honda Mp4/6B/Mp4/7/Mp4/7A  16  1  1  3

 4° 

 50 

 1993 

 McLaren-Ford MP4/8  16  1  1  5

 2° 

 73 

 1994 

 Williams-Renault FW16  3  3    

  

  

* Fuori dalla parentesi i punti ritenuti validi ai fini iridati

 

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