3.391.066 

dal 19/11/1999

START | Storia | Produzione | Clienti/Serie | Motori | Titolari | Società | Factory | Album | Albo d'Oro | Formula 1 | IndyCar | FE / XE | Altre categorie
Calendario | E-mail | Servizi | FanBox |

  

Biografiee-mailForum

Biografie

di Mattia Albera

Bruce McLaren

Pilota Ufficiale

Nato a Auckland (Nuova Zelanda) il 30 agosto 1937

Morto a Goodwood (Gran Bretagna) il 2 giugno 1970

Attualmente, se le circostanze sono tutte favorevoli – specie i risultati nelle formule promozionali e addestrative e gli sponsor a disposizione – si può arrivare a gareggiare in Formula 1 a 20-22 anni, ma quarant’anni fa questo era un traguardo considerato quasi impossibile. Il primo dei grandi Campioni di Formula 1 che ha raggiunto questo traguardo grazie, ovviamente, alle sue non comuni doti, è stato Bruce Leslie McLaren. Nasce il 30 agosto 1937 a Renuera, sobborgo di Auckland, nella sperduta Nuova Zelanda. Figlio di Leslie e Ruth McLaren, il padre è stato in passato pilota motociclista a livello amatoriale. I suoi genitori erano proprietari di una stazione di servizio e di un’officina a Remuera Road, Auckland. Il bambino spendeva tutto il suo tempo libero a curiosare nell’officina. Bruce ha, come molti giovani anglosassoni, il vantaggio di non dover lottare in famiglia per saggiare le proprie possibilità nel Mondo dello Sport motoristico. Da ragazzo Bruce, giovane e sportivo, è appassionato di Rugby e Ippica. Ma una caduta da cavallo durante un’innocua cavalcata vicino a casa gli procura un grave infortunio: resterà in ospedale per un mese. All’età di nove anni soffre della rara sindrome di Perthe (la frammentazione dell’estremità del femore), che lo costringe a tre anni di convalescenza presso la casa di cure Wilson Home e che gli lasciò la gamba sinistra più corta dell’altra di quattro centimetri. Bruce segue un lungo e duro programma di riabilitazione alle gambe, ma svanisce così per lui la possibilità di diventare un Campione di Rugby.

Il padre, per consolarlo, gli regala 100 sterline per acquistare una Austin Seven Ulster 750 cc usata, che sapeva essere nei sogni del figlio da molto tempo. Naturalmente il padre aveva calcolato che la vettura, specie se usata, non andasse molto forte. Invece Bruce, rivelatosi particolarmente abile in officina, trasforma la Seven in una macchina da corsa, con il motore preparato, con la quale può prendere parte a gare minori e a prove di “trial”. L’esordio nelle competizioni avviene nelle gare in salita di Muriway. Spesso in quel tempo, agli inizi degli anni Cinquanta, si vedevano padre e figlio McLaren impegnati in rally e altre prove di club con la Austin Seven trasformata, secondo le necessità, in monoposto o in biposto con i parafanghi.

I problemi fisici avuti nell’infanzia non gli impediscono tuttavia di completare gli studi come Ingegnere Tecnico alla “Seddon Memorial Technical College” ad Auckland, di sviluppare la sua passione per lo sci acquatico e di ottenere la patente di guida all’età di 15 anni. Successivamente, corre in gare di auto sportive e acquisisce un’eccezionale abilità come meccanico. In quel periodo, Bruce conosce Jack Brabham. Il Campione australiano, recatosi ad Auckland per disputare un Gran Premio, aveva lasciato la sua macchina presso il garage dei McLaren, e Bruce ne aveva approfittato per diventare amico di “Black Jack”, che gli aveva assicurato – se gli fosse servita – la sua amicizia e la sua consulenza per entrare nel mondo delle “vere” corse. Un’offerta che pochi anni dopo McLaren avrebbe calorosamente accettato, diventando allievo di Brabham e prendendo il suo posto, quando Brabham si sarebbe messo in proprio, alla Cooper.

Diciottenne, Bruce corre con una Ford di 1200 cc e poco dopo il padre, sempre lui, gli compera una Austin Healey 100 Gran Turismo piuttosto brillante con la quale McLaren disputa le corse della Stagione 1956, specialmente in salita e nei rally, qui con il padre. Alla fine della Stagione, la terza di attività sportiva, Bruce dispone di una nuova vettura, una “vera” macchina da corsa, la Cooper-Climax 1500 cc. Con questa monoposto si può dire che non c’è gara nel 1957 nella quale McLaren non sia presente e gli esperti di Automobilismo Sportivo australiani esaltano le doti di questo giovanissimo asso che guida con stile e ponderatezza rari in un ventenne. Nell’autunno 1957, quando Brabham torna sulle piste neozelandesi con la nuova Cooper F1 con motore maggiorato a 1700 cc, i McLaren la comprano e Bruce ha un’arma in più per dimostrare il proprio valore agli sportivi di casa che decidono di mandarlo a imparare nella patria delle macchine da corsa del momento, in Inghilterra. Nell’inverno 1957/58 infatti i dirigenti della New Zealand International Grand Prix Association danno il loro appoggio finanziario a Bruce McLaren perché, in qualità di giovane corridore neozelandese, possa trascorrere un anno in Europa per perfezionarsi. McLaren vince così la prima Edizione neozelandese del Trofeo “Driver to Europe” (“Un Pilota per l’Europa”), una sorta di borsa di studio messa a disposizione dalle autorità sportive locali.

Appena arrivato nel Regno Unito, McLaren si reca da Brabham, ricordando la promessa, e questo lo sistema subito alla Cooper in veste di meccanico, tecnico…e con la possibilità di costruirsi la propria vettura di Formula 2. Con questa macchina, iscritta da Brabham al Daily Express Trophy, sul circuito di Silverstone, lo sconosciuto Bruce McLaren si piazza al terzo posto. E da quel giorno tutti gli addetti ai lavori in Gran Bretagna capiscono che da allora in avanti avrebbero avuto un altro giovane talento di cui occuparsi e i piloti un altro rivale di cui preoccuparsi. McLaren compie un esordio glorioso nelle gare automobilisti in Europa anche grazie all’appoggio di Charles Cooper, padrone della Squadra: il 24 agosto 1958, sul terribile e difficile circuito del Nürburgring, partecipa con la sua Cooper-Climax T45 da Formula 2. Alla gara sono iscritte 13 monoposto di Formula 1 e 12 di Formula 2, per un totale di 25 monoposto. Ecco le parole di un giornalista tedesco dell’epoca, testimone della corsa di McLaren: «Alla gara erano ammesse sia le vetture di Formula 1 che di Formula 2 e il favorito di quest’ultima categoria era il pilota americano Phil Hill con la Ferrari, con il secondo miglior tempo in prova in 9’48”9/10. Da tener d’occhio anche il tedesco Edgard Barth con la Porsche Spider a guida centrale e, con la Cooper, Brugess, Marsh e Brabham. Nella quinta fila dello schieramento troviamo un altro pilota con la Cooper, con il tempo di 9’56”. Un neozelandese con la faccia da ragazzino. Si chiama Bruce McLaren. Quanti anni avrà? Il Gran Premio parte. Tony Brooks su Vanwall prende la testa. Peter Collins con la Ferrari cerca di superarlo, ma esce di strada e perde la vita. Una corsa drammatica che Brooks vince mentre dietro di lui la lotta per la classifica della Formula 2 è molto accesa. Phil Hill, come previsto, conduce la classe mentre Brabham si è dovuto ritirare nel corso del secondo giro per una collisione. Poi i freni della Ferrari hanno un cedimento e Hill è costretto a rallentare. Dal gruppo delle Cooper, delle Lotus e delle Porsche si fa luce il giovane McLaren che, con il tempo di 9’37”, un tempo incredibile, vince la sua classe ed è quinto assoluto dietro a Brooks, Salvadori, Trintignant e Von Trips». Peccato che i piloti di questa Categoria non potessero accumulare punti. Da quel momento anche nel vecchio continente sanno chi è Bruce McLaren. Il neozelandese è ormai lanciato e Brabham, oltre che il suo talent-scout, è il suo profeta. In Marocco McLaren, sempre con la Cooper Formula 2, si classifica dodicesimo alle spalle di Brabham che ha corso anch’egli con la stessa vettura e che è primo tra le monoposto cadette.

L’esordio di Bruce McLaren con una vera monoposto di Formula 1 avviene il 18 aprile 1959 nella “200 Miglia di Aintree”, al volante di una Cooper-Climax 2500 cc. Bruce si classifica al terzo posto finale, dietro alle Ferrari di Behra e Brooks. A questo punto Charles Cooper e Jack Brabham decidono di lanciare il pilota neozelandese nel Campionato del Mondo di Formula 1. A Montecarlo, prova di apertura della Stagione iridata, McLaren ha il 13° tempo in griglia di partenza, superato di un solo decimo anche da Von Trips, che ha la Ferrari di Formula 2. Ha guidato in modo molto prudente come gli era stato raccomandato. Il suo compito era di rincalzo, mentre in testa per la vittoria avrebbero lottato, contro le Ferrari, Brabham con l’altra Cooper ufficiale, e Stirling Moss con la Cooper della Scuderia privata Walker. E Bruce fa una corsa giudiziosa, guida con il suo stile pulito e arriva quinto, conquistando i suoi primi punti mondiali. La corsa è vinta da Brabham, che inizia la scalata al suo primo Titolo Mondiale. La stagione continua con Brabham sempre ai vertici del Campionato del Mondo e McLaren impegnato a fare esperienza. Nel Gran Premio di Francia a Reims è ancora quinto, dietro a Tony Brooks su Ferrari, Phil Hill, Jack Brabham e Oliver Gendebien. Il giro più veloce è di Stirling Moss. Quindici giorni dopo, il 18 luglio 1959, si corre ad Aintre il Gran Premio di Gran Bretagna. Vince Brabham ma gli spettatori sono tutti intenti a seguire la lotta, ruota a ruota, fra il fuoriclasse Stirling Moss, su BRM, e il giovane Bruce McLaren. Alla fine della gara Moss è secondo con soli due decimi di vantaggio su McLaren, che ha stabilito con Moss il giro più veloce. La consacrazione di McLaren anche presso il grande pubblico è definitiva. Dopo tre Gran Premi sfortunati con tre ritiri per rotture di trasmissione, frizione e motore, il pilota neozelandese ottiene la sua prima vittoria nel Campionato del Mondo di Formula 1 il 12 dicembre 1959 quando, sul celebre circuito di Sebring nel Gran Premio degli Stati Uniti, transita per primo al traguardo dell’ultima gara della Stagione. La gara viene dominata dal compagno di Squadra Jack Brabham, ma il pilota australiano (vincitore del Campionato del Mondo di Formula 1 proprio a Sebring) rimane senza benzina all’ultimo giro ed è costretto a spingere la propria Cooper per un intero giro di pista, arrivando quarto al traguardo molto provato fisicamente non riuscendo quasi a reggersi in piedi. Ciò consente a Bruce McLaren di ottenere il primo grande risultato dopo una Stagione di apprendistato nel Team Cooper-Climax.

Grazie alla vittoria di Sebring, Bruce McLaren diventa, a soli ventiquattro anni, il più giovane vincitore di un Gran Premio valevole per il Campionato del Mondo. Si tratta senza dubbio un risultato eccezionale, se si conta che all’epoca correvano piloti dell’anteguerra e-non molto più anziani ed esperti di lui. Se si considerassero, invece, anche le 10 edizioni della 500 Miglia di Indianapolis (inserita nel neonato Mondiale di Formula 1 dal 1950 al 1960 per dare una connotazione “mondiale” al Campionato) questo formidabile Record passerebbe invece nelle mani del pilota americano Troy Ruttman, vincitore della 500 Miglia di Indianapolis Edizione 1952 al volante di una Kuzma motorizzata Offenhauser. Ruttman vinse la celebre gara a soli a 22 anni, 2 mesi e 19 giorni. Questo invidiabile Record è stato battuto solamente 44 anni più tardi dal ventunenne pilota spagnolo Fernando Alonso, vincitore del Gran Premio d’Ungheria 2003. Nello stesso anno, McLaren partecipa a competizioni Sports Car, ottenendo un importante successo nella tre ore di Sebring.

Nel 1960, mentre Jack Brabham si ripete, vincendo, anzi dominando il Campionato del Mondo, Bruce McLaren è Vicecampione del Mondo con 34 punti utili (su 37 totali) contro 43 di Brabham e davanti a Moss, che ne ha solo 19. Seguono Ireland 18, Phil Hill 16, Von Trips e Gendebien 10, Ginther e Clark 8, Brooks 7, Allison e Surtees 6, Bonnier, Graham Hill e Mairesse 4. A questo successo McLaren è arrivato con una vittoria (Argentina), tre secondi posti (Monaco, Belgio e Portogallo) e due terzi posti (Francia, Stati Uniti). Tutti risultati positivi ottenuti con la tattica di gara che gli è congeniale: una tattica che oggi diremmo «alla Niki Lauda», con una fase iniziale di controllo, in cui gli avversari più focosi sfiancano le macchine e, a volte, il fisico, e non sono più pronti al «rush» finale, quando è importante essere a punto come fisico e come mezzo meccanico. Ken Tyrrell scommette su Bruce McLaren: «Penso che Bruce diventerà presto Campione del Mondo perché possiede la grande abilità di ragionare sulla corsa. Non diventerà il pilota più veloce del gruppo, ma il pilota più veloce non sempre è destinato a diventare Campione del Mondo».

L’anno successivo, per la scarsa competitività della Cooper, Bruce deve accontentarsi di correre per arrivare in fondo. E finisce sette delle otto corse disputate, conquistando, alla fine del Mondiale vinto dall’americano Phil Hill con la Ferrari con 34 punti utili su 38, il settimo posto nella Classifica Finale con 11 punti, alla pari con Jim Clark. Il suo miglior piazzamento è il terzo posto nel tragico Gran Premio d’Italia, dove perse la vita il tedesco Wolfgang Von Trips oltre agli spettatori posizionati in prossimità della curva parabolica. Sempre nel 1961 McLaren comincia a fare esperienza anche nelle grandi gare della categorie sport prototipi. Corre per la Scuderia dell’americano Briggs Cunningham, in coppia con Hansgen, al volante di una Maserati «birdcage» (gabbia d’uccello, così chiamata per il telaio fatto con un fittissimo traliccio di piccoli tubi) con motore 3 litri di 12 cilindri a V. A Sebring McLaren quando è terzo assoluto nella «12 Ore», si deve ritirare per rottura del differenziale. A Le Mans, nella celebre «24 Ore», Hansgen esce di strada quando comincia a piovere. Nella «1.000 Km» del Niirburgring, in coppia con Jim Clark, al volante di una vecchia Aston Martin, il motore cede quando Bruce è quarto.

Nel 1962, Jack Brabham lascia la Cooper per correre con i propri colori, e McLaren, non ancora ventiquattrenne, diventa pilota numero uno, affiancato da Tony Maggs, proveniente dalla Formula Junior (l’attuale Formula 3). La Cooper, che dispone ora di un valido motore otto cilindri Climax, torna competitiva e in una Stagione dominata dal duello per il Titolo Mondiale fra Graham Hill con la BRM (che vincerà) e Jim Clark con la Lotus, si inserisce autorevolmente McLaren vincendo a Monaco e arrivando terzo nel mondiale a soli tre punti da Clark. Il punteggio finale recita: Graham Hill 42 punti validi su 52, Clark 30, McLaren 27 validi su 32. Oltre la vittoria di Monaco, ottenuta con 1” e 3/10 di vantaggio su Phil Hill, guidando sempre molto rilassato e calmo, Bruce ottiene un secondo posto nell’ultima prova, in Sudafrica, tre terzi posti in Gran Bretagna, in Italia e negli Stati Uniti, a Watkins Glen, e un quarto in Francia, a Rouen.

L’anno successivo McLaren si classifica sesto nel Campionato del Mondo vinto da Jim Clark su Lotus-Climax. La Cooper è una buona macchina ma ha perso competitività rispetto alle Lotus, alle Ferrari, alle BRM. La stagione di Formula 1 1963 inizia a Monaco dove Bruce è terzo dietro a Graham Hill e a Richie Ginther, entrambi su BRM. Con il secondo posto in Belgio, nella seconda prova, dietro a Clark, McLaren si porta al comando della Classifica provvisoria del Campionato. Ma nella successiva gara, in Olanda, dove vince Clark, McLaren si deve ritirare per noie al cambio. Altri problemi meccanici lo assillano sia in Francia, dove giunge 12°, sia in Gran Bretagna, dove si ritira, mentre in Germania è vittima di un incidente. Le sue speranze di una Stagione propizia svaniscono, anche se ottiene nelle ultime prove della Stagione un terzo posto in Italia e un quarto in Sudafrica. Nel Mondiale Clark vince con 54 punti su 73. McLaren ne ha 17.

A metà degli anni Sessanta s’impose il fenomeno dei piloti-costruttori. Medita la svolta decisiva della sua Carriera sportiva, influenzato in questo dall’esempio del suo maestro, Jack Brabham. Anche Bruce McLaren infatti vuole diventare pilota costruttore. Comincia acquistando la Cooper-Zerek Special che aveva corso per la Squadra di Roger Penske, negli Stati Uniti, con il motore Coventry-Climax, e sostituisce il propulsore con un gruppo Oldsmobile di 4500 cc, un motore apprezzato per la sua leggerezza e compattezza. L’obiettivo del pilota neozelandese è quello di far concorrenza alla Lotus sul mercato delle vetture Sport offrendo prodotti con un buon rapporto peso/potenza, ottenuto utilizzando motori di grossa cilindrata, di derivazione americana, e strutture rigide e leggere, mediante moderne tecniche costruttive di derivazione aeronautica. Il tutto a prezzi competitivi. In totale, vennero assemblati ben 200 esemplari!

La Squadra McLaren nasce il 2 settembre 1963, quando Bruce McLaren fa registrare il marchio “McLaren Motor Racing Ltd”. Appena costituita la nuova società Bruce McLaren (insieme a Teddy e Timmy Mayer, Tyler Alexander e Wally Willmott), partecipa alla Tasman Cup Edizione 1964. Il risultato da una parte è esaltante con Bruce vincitore della Coppa e dall’altro tragico con Timmy Mayer deceduto in seguito ad un incidente in corsa. La prima sede dell’officina di McLaren è a Slough, vicino a Londra. Qui si progettano le vetture e si costruiscono gli esemplari della Scuderia Ufficiale, mentre le vetture per i clienti vengono costruite presso lo stabilimento della Elva, appartenente al gruppo Trojan. E le McLaren-Elva ebbero successo in tutto il Mondo.

La prima McLaren Sport, siglata M1A, non partecipò a gare ma servì da unità sperimentale. La successiva M1B offrì a Bruce McLaren la possibilità di ottenere buoni piazzamenti a Silverstone e a Nassau. Come la M1A, anche la M1B era una vettura Sport con telaio a traliccio di tubi e motore Oldsmobile F85, modificato dalla Traco, di 4500 cc. Il peso della vettura era di circa 100 Kg inferiore a quello delle concorrenti. Della ventina di esemplari costruiti molti ebbero piloti già noti come Chris Amon, Peter Revson, Masten Gregory, Chuck Parsons, John Cannon e Lothar Motschenbacher. L’impegno nelle Sport non fa dimenticare a McLaren la Formula 1. Nel 1964, Bruce McLaren si classifica ancora sesto nel Mondiale vinto da John Surtees sulla Ferrari con 40 punti. Il neozelandese ne raccoglie 13 con due secondi posti, nel Gran Premio d’Italia e in quello del Belgio, e un sesto posto in Francia.

Nel 1965, ultimo anno della Formula 1500, McLaren è ottavo nel mondiale con 10 punti. Clark vince il suo secondo Titolo Mondiale con 54 punti. I punti di Bruce sono dovuti a un terzo posto in Belgio e a tre quinti in Sudafrica, Monaco e Italia. Sul finire della Stagione 1965, in vista della nuova Formula 1 di 3000 cc, McLaren lascia la Cooper e si prepara a correre anche in Formula 1 con una sua creazione.

Il primo esemplare della monoposto McLaren è siglato M2B ed è caratterizzato dal telaio monoscocca costruito con lastre di mallite, un prodotto speciale formato da due fogli di alluminio cui è interposto e incollato un pannello di legno di balsa. Su questa vettura, colorata di bianco con banda longitudinale-centrale blu, viene montato dapprima un motore Ford V 8 tipo Indy di 4200 cc ridotto alla regolamentare cilindrata di 3000 cc. Poi viene provato il motore V8 di 3 litri progettato dall’ingegner Alberto Massimino per l’ATS Serenissima. I due motori però, nonostante la buona potenza (300 CV), non soddisfano McLaren per il peso eccessivo, in netto contrasto con i suoi criteri c struttivi, per cui nella Stagione 1967 sceglie per le sue monoposto i motori BRM V8 da 2000 cc e 3 litri V12. Nel Campionato del Mondo 1966, il debutto ufficiale a Monaco si conclude con un ritiro al decimo giro per perdita di olio dal motore. Ritroviamo la McLaren del pilota-costruttore in Gran Bretagna col motore Serenissima. Il risultato è buono: McLaren si classifica sesto, piazzamento ancora migliorato, con un quinto posto nel Gran Premio degli Stati Uniti. In quell’occasione il motore è ancora il BRM, che però lo delude nell’ultima prova dell’anno, in Messico, costringendolo al ritiro. L’affermazione più prestigiosa dell’anno, però, Bruce McLaren la ottiene nella categoria Sport aggiudicandosi, in coppia con il connazionale Chris Amon, al volante della Ford GT40, la «24 Ore» di Le Mans. Con la Sport M1B vince tre gare in Canada.

Nel 1967 l’attività di McLaren in pista si svolge prevalentemente con vetture Sport; tra l’altro vince la «12 Ore» di Sebring con la Ford GT40 in coppia con Mario Andretti, mentre per le monoposto il suo impegno è soprattutto in officina e per collaudi, partecipando solo ad alcune prove del Mondiale. Nella tragica giornata di Lorenzo Bandini, a Monaco, si piazza al terzo posto dietro a Denis Hulme, il suo connazionale che diventerà poi suo pilota, e a Graham Hill. In Olanda si ritira per un incidente. In Francia si ritira al 26° giro: ma non è al volante della McLaren bensì della Eagle-Weslake, la nuova monoposto statunitense costruita dal pilota americano Dan Gurney con il nuovo motore del tecnico inglese Harry Weslake. Con la stessa vettura si ritira nei Gran Premi di Gran Bretagna e di Germania. Poi in Canada torna al volante della sua monoposto e conquista un sesto posto. Con la nuova M5A, sempre con motore BRM, ottiene un ottimo terzo tempo in prova a Monza, per il Gran Premio d’Italia, dietro a Clark e a Brabham, poi in corsa deve ritirarsi per noie al motore. Che ha problemi anche nelle ultime due gare dell’anno: Stati Uniti e Messico.

Nel 1968 McLaren studia una nuova soluzione per la sua Formula l e affida il progetto ad un giovane e valente tecnico, Robin Herd (che nel 1970 sarà tra i fondatori del Team March), che aveva già progettato la Sport M6A con motore Chevrolet 5800 cc da 500 cv con la quale McLaren è diventato Campione Can-Am 1967 conquistando due vittorie. Anche Hulme con la stessa vettura aveva ottenuto tre successi. Herd punta sul motore Ford-Cosworth DFV 8 cilindri a V da 400 CV. Una scelta felice che consente alla McLaren di cogliere le prime affermazioni in prove mondiali. La nuova macchina, siglata M7A, debutta con il pilota-costruttore nel Gran Premio di Spagna e deve fermarsi al 76° giro, a 14 giri dal termine della gara, ma la prova è stata ugualmente positiva. Ritiratosi infatti al primo giro del Gran Premio di Monaco per incidente, Bruce McLaren conquista la prima vittoria per la sua marca nel Gran Premio successivo, in Belgio, in una gara in cui anche il suo compagno di squadra Hulme ha brillato. Già prima di questa vittoria McLaren era salito sul podio per merito della M7A avendo vinto la gara non titolata dei Campioni a Brands Hatch. La Squadra McLaren, che nel frattempo ha rimpiazzato la livrea bianco-blu e rossa delle prime uscite, con una brillante carrozzeria arancione, trionfa in tre Gran Premi iridati. Il connazionale Denis Hulme si classifica primo a Monza (Italia) e a Mont Trembland (Canada). Nel Mondiale McLaren ottiene anche due secondi posti in Canada e in Messico. Altre vittorie dell’anno per McLaren si hanno a Riverside, con la sport M8A, e a Teretonga, con la BRM P126. In Can-Am, la formazione si dimostrò imbattibile, aggiudicandosi tutte le undici gare in programma nella Stagione. I rivali ribattezzarono la categoria come il “Bruce ‘n Denny Show”. In una gara, la formazione ottiene una storica tripletta (Bruce McLaren, Denis Hulme e Dan Gurney).

Anche nel 1969 la Squadra McLaren si presenta ai nastri di partenza del Campionato del Mondo di Formula 1 con una delle monoposto più competitive grazie all’assiduo lavoro di messa a punto effettuato dal costruttore. Nella gara d’apertura, in Sudafrica, Hulme è terzo e McLaren quinto. Subito dopo, in Spagna, McLaren è secondo e Hulme quarto. Ancora quinto McLaren a Monaco, poi quarto in Francia, terzo in Germania, quarto nel Gran Premio d’Italia e quinto in Canada. Una Stagione più che positiva che riporta Bruce McLaren ai vertici, tra i piloti di Formula 1, dopo molti anni in sordina per essersi dedicato con molto impegno alla sua azienda. Nel Campionato del Mondo 1969 McLaren si piazza al terzo posto con 28 punti, davanti all’austriaco Jochen Rindt che ne ha 22 e dietro al nuovo Campione del Mondo, lo scozzese Jackie Stewart (63 punti) e al belga Jacky Ickx (37 punti). Un successo di Hulme nel Gran Premio del Messico 1969 (a Mexico City), con la Scuderia McLaren impegnata su due fronti: lo sviluppo della M8 tradizionale e la messa a punto della M9/A a quattro ruote motrici. Fu lo stesso Bruce a descrivere in modo colorito, ma molto chiaro, la sensazione che si provava al volante della M9A: guidarla, disse, era come “cercare di firmare mentre qualcuno ti urta il gomito”. Il progetto della vettura a trazione integrale si rivelò però troppo complesso per l’epoca e venne ben presto accantonato.

La Stagione 1970 si presenta dunque sotto i migliori auspici per Bruce McLaren. Nei primi due Gran Premi, le McLaren ottengono due secondi posti in Sudafrica con Hulme e in Spagna con McLaren. Purtroppo Bruce McLaren non visse tanto a lungo da veder compiuta la sua trionfale parabola. Il 2 giugno 1970, alle ore 12:22, avviene un terribile incidente mortale a Goodwood (causato probabilmente del distacco dell’alettone posteriore), mentre prova la nuova biposto McLaren M8D per la prossima Stagione CanAm. L’intera Squadra e il Mondo delle gare sportive sono sconvolti. La vedova di Bruce, Patricia McLaren, volle che l’attività del Team McLaren proseguisse. Nella sua Carriera in Formula 1, Bruce McLaren ha conquistato quattro successi e ben 23 piazzamenti a podio per un totale di 196,5 punti complessivi. Ad Auckland, la città natale di Bruce, sono stati intitolati nell’onore della sua figura la scuola, il parco cittadino e altre strutture. In occasione del Gran Premio d’Australia della Categoria A1 Grand Prix, il 20 gennaio 2007 è stata annunciata la notizia riguardante la possibilità di poter presto realizzare un film riguardante la vita e la Carriera sportiva di Bruce McLaren. L’uscita del film nelle sale cinematografiche è prevista per il 2009.

Malgrado la scomparsa del suo fondatore, la Squadra McLaren sopravvive per diventare una delle grandi Squadre più gloriose e vincenti di cinquant’anni anni di Storia del Campionato di Formula 1. Sotto la guida dell’avvocato viennese Teddy Mayer, braccio destro di Bruce McLaren, la Scuderia rialza la testa e prosegue la sua crescita. Il pilota neozelandese Denis Hulme, prima guida del Team, assume le redini della Squadra portandola alla conquista di numerose piazze d’onore e due vittorie.

La vera svolta per la Scuderia McLaren è nella Stagione 1974, con la conquista del Titolo Mondiale Piloti e Costruttori da parte del pilota brasiliano Emerson Fittipaldi, al secondo alloro mondiale dopo quello conquistato nella Stagione 1972 al volante della Lotus-Ford. Merito del modello McLaren-Ford M23, una vettura veloce e affidabile progettata dall’Ingegnere britannico Gordon Cuppuck. Sempre nello stesso anno, la McLaren si lega saldamente alla Multinazionale del tabacco Marlboro, stabilendo una lunga collaborazione che durerà ben 22 anni (dal 1974 al 1996). Il pilota inglese James Hunt riporta la McLaren motorizzata Ford al Titolo Mondiale due anni dopo, nel 1976, dopo un emozionante duello finale con l’asso austriaco Niki Lauda, alfiere della Scuderia Ferrari.

Dopo il Titolo Mondiale di Hunt, per la Scuderia McLaren inizia un lungo periodo di crisi che mette in seria discussione la sopravvivenza stessa della Squadra. Sotto la direzione di Ron Dennis, succeduto a Teddy Mayer nel 1980, la Scuderia McLaren risolleva la china legandosi alla TAG e stabilendo una grande collaborazione con il grande Direttore Tecnico John Barnard. È l’inizio di un’impressionante serie di successi che vedono la McLaren nel ruolo di dominatrice assoluta con i più grandi piloti della Storia – Niki Lauda, Alain Prost, Ayrton Senna – e con grandi case motoristiche – Porsche, Honda e Ford-Cosworth. La Squadra conquista sette Titoli Mondiali Piloti e sei Costruttori nel periodo che va dal 1984 al 1991.

Dopo un lungo periodo di crisi e una breve partnership infelice con la Casa francese Peugeot, la Scuderia McLaren si lega al celebre marchio tedesco Mercedes-Benz. Il “genio della Formula 1” Adrian Newey assume la direzione tecnica della Squadra. La collaborazione frutterà due Titoli Mondiali Piloti con il finlandese Mika Hakkinen (Campione del Mondo di Formula 1 nel biennio 1998/99 e un Titolo Mondiale Costruttori.

Negli anni seguenti, la Squadra subisce una serie di ristrutturazioni e cambiamenti al vertice tecnico: dopo il ritiro di Hakkinen, entra in Squadra il giovane pilota finlandese Kimi Raikkonen, considerato l’erede naturale del due volte Campione del Mondo. Raikkonen riesce ad accarezzare in due occasioni il sogno del Titolo Mondiale Piloti nelle Stagioni 2003 e 2005, ma al termine della Stagione 2006 decide di lasciare la formazione anglo-tedesca alla volta della Scuderia Ferrari. In sostituzione della vecchia formazione piloti, il Team McLaren-Mercedes (rafforzato dall’enorme ingresso dell’Azienda di telefonia Vodafone) ingaggia due giovani piloti che costituiranno il futuro della Squadra: il pilota spagnolo Fernando Alonso, due volte Campione del Mondo di Formula 1 nel biennio 2005/06, e il giovane asso britannico Lewis Hamilton. La Stagione 2007 ha rivelato una grande battaglia in pista tra McLaren e Ferrari, tra i quattro principali contendenti al Titolo Iridato: Alonso, Hamilton, Raikkonen e Massa. Purtroppo le vicende extra-sportive della “Spy Story” hanno macchiato il risultato sportivo del Mondiale 2007. Le sanzioni sportive inflitte dalla FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) alla McLaren si sono aggiunte alla prematura rottura tra la Squadra e Alonso, tornato alla Renault. Ma intanto vi sono due certezze: un pilota giovane di grandissimo talento come Lewis Hamilton e quarant’anni di gloriosa Storia agonistica alle spalle, di cui gli ultimi venti vissuti spesso da vincenti. La Stagione 2008 sarà l’anno della decisiva svolta della Squadra anglo-britannica, rivolta come non mai verso un futuro di affermazioni e successi nel Campionato del Mondo di Formula 1.

Non dobbiamo limitarci però a parlare solo del Campionato del Mondo di Formula 1: nel suo recente e glorioso passato, il Team McLaren ha ottenuto grandi successi in celebri categorie come la Serie nordamericana CanAm (57 vittorie tra il 1967 e il 1972), la 500 Miglia di Indianapolis, la 24 Ore di Le Mans, eccetera. Celebri restano le grandi automobili stradali prodotte dalla McLaren, da ricordare i modelli McLaren F1 e la nuova Mercedes SLR McLaren, per citarne solo alcune. Se Bruce McLaren fosse ancora qui oggi, sarebbe sicuramente orgoglioso di ciò che è diventata la sua piccola azienda.

LA CARRIERA IN FORMULA 1

Debutto: Gran Premio di Germania 1958 (Nürburgring) su Cooper-Climax T51

Ultima gara: Gran Premio di Monaco 1970 (Montecarlo) su McLaren-Ford M14A

 
GP disputati  100 Stagioni  13
Pole Position   Giri Più Veloci  3
Punti  196,5 (188,5)*    

Piazzamenti a punti

 4   11   12   7   12   5       

CAMPIONATO DEL MONDO DI F.1

Anno

Team GP PP GPV Vittorie Posizione finale

Punti

 1958 

 Cooper-Climax T45  2      

  

  

 1959 

 Cooper-Climax T51/T45  7    1  1

 6° 

 16.5 

 1960 

 Cooper-Climax T45/T53  8    1  1

 2° 

 34 (37)* 

 1961 

 Cooper-Climax T55  8      

 7° 

 11 

 1962 

 Cooper-Climax T60  9    1  1

 3° 

 27 (32)* 

 1963 

 Cooper-Climax T66  10      

 6° 

 17 

 1964 

 Cooper-Climax T66/T73  10      

 7° 

 13 

 1965 

 Cooper-Climax T73/T77  10      

 8° 

 10 

 1966 

 McLaren-Ford M2B        

  

  

  

 McLaren-Serenissima M2B  4      

 14° 

 3 

 1967 

 Eagle-Weslake AAR102        

  

  

  

 McLaren-BRM M4B  9      

 14° 

 3 

 1968 

 McLaren-Ford M7A  11      1

 5° 

 22 

 1969 

 McLaren-Ford M74/M7C  9      

 3° 

 26 

 1970 

 McLaren-Ford M14A  3      

 14° 

 6 

* Fuori dalla parentesi i punti ritenuti validi ai fini iridati

 

GALLERIA IMMAGINI