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Biografie

di Mattia Albera

Niki Lauda

Pilota Ufficiale

Campione del Mondo 1975 – 1977 – 1984

Nato a Vienna (Austria) il 22 febbraio 1949

Niki Lauda è il pilota dai successi di maggior consistenza degli anni Settanta: è stato tre volte Campione del Mondo, ed una volta si è aggiudicato il secondo posto, ad un solo punto da James Hunt. Le sue vittorie nei Grandi Premi sono 25, e quindi si è già piazzato al 6° posto tra i corridori di tutta la Storia dell’Automobilismo, dopo piloti leggendari come Michael Schumacher (91 vittorie), Alain Prost (51), Ayrton Senna (41), Nigel Mansell (31), Jackie Stewart (27) e a pari merito con Jim Clark.

Oggi più che mai il successo nelle corse di Formula l è legato a molti elementi interdipendenti. Citati, in ordine d'importanza, si potrebbero riassumere in: pilota, pneumatici, aerodinamica, motore, telaio, organizzazione ed efficacia della Squadra ai box, direzione tecnica, direzione sportiva. Il pilota contribuisce al risultato in due modi: con la guida e la tattica di gara (e in questo caso con la determinante assistenza della direzione sportiva dai box) e con il contributo che dà, durante l’anno, con le prove, alla messa a punto e al mantenimento della competitività del mezzo che guida, collaborando con lo staff tecnico e sportivo della marca.

Come pilota, Lauda si può considerare il prototipo di una nuova generazione di corridori che ha dovuto, più che voluto, razionalizzare – e perciò in parte disumanizzare – i rapporti con l’ambiente, costrettovi dalle sempre minori tolleranze che l’esasperazione della ricerca del risultato ha portato nelle corse. La difficoltà di muoversi liberamente è stata ulteriormente accentuata dalla popolarità raggiunta da questo Sport, così impegnativo per non dire pericoloso. Lauda lamenta infatti questa popolarità, o meglio le manifestazioni più deteriori di essa, pur rendendosi conto che – al di là dei lauti guadagni che ora può realizzare – è proprio questa popolarità che invita un numero sempre maggiore di sponsor e finanzia tori ad interessarsi del mondo delle corse, consentendo la continuazione dell’attività secondo le formule e i metodi oggi in auge. Questo difficile mondo in un pilota giovane e introverso come è Lauda – tipico rappresentante di mentalità e cultura mitteleuropee, meno incline dei latini agli entusiasmi e alla fantasia nel mondo del lavoro.

Come guidatore e tattico in corsa, Lauda si può dire molto abile. Considerando che la corsa rappresenta il momento finale e pubblico di un lavoro che spazia in più giorni e, complessivamente, nell’intera Stagione, si può capire come – nella logica di Lauda - il rischio (che a volte ha dovuto, ma mai voluto, correre) sia inconcepibile. Questo suo rifiuto del rischio quando è eccessivo nella sua valutazione, secondo il suo processo mentale, non va inteso come mancanza di coraggio ma come rifiuto dell’irrazionalità. Naturalmente anche nella sua logica ci sono fatti irrazionali per lui, che danno ragione a chi lo accusa di. cancellare forzatamente l’emotività, per poi esserne vittima, come nel caso dell’errato, prematuro ritiro nel Gran Premio del Giappone 1976. Nella guida Lauda è preciso e metodico e, quando lo ritiene necessario, anche capace di un ritmo molto elevato e sufficientemente aggressivo. Sempre però nell'ambito di quel disegno generale, strategico, che ispira ogni sua azione nel lavoro di pilota di un’auto da corsa.

La straordinaria Carriera di Niki Lauda è intessuta di tali e tante vicende liete, tristi, trionfali, drammatiche da far pensare alla trama di una “telenovela” ambientata nel Circus del Campionato del Mondo di Formula 1 e da dover essere raccontata con molta minuzia cronistica.

Andreas Nikolaus “Niki” Lauda nasce a Vienna, in Austria, il 22 febbraio 1949. Proviene da una famiglia benestante di origine spagnola e contraria alla sua passione per l’Automobilismo sportivo. Il padre è un uomo di nobili origini e facoltoso imprenditore bancario con interessi industriali. Già all’età 14 anni, durante le vacanze estive, guida i camion più pesanti della ditta, sull’autostrada, «ma solo di notte, quando non c’erano in giro le auto della polizia stradale». Era un mestiere duro; infatti Niki spesso doveva alzarsi alle due del mattino. «In questo lavoro, non si può essere dei rammolliti». Con il denaro guadagnato, Lauda si compra una Volkswagen Cabriolet, di cui rifà il motore, lavorando giorno e notte.

Niki a scuola: intelligente, ma poco interessato, come la maggior parte dei piloti. Il padre dice: «Quando aveva 18 anni, mai avrei supposto che un giorno sarebbe diventato il Campione Mondiale di Formula l». Comunque Lauda riesce a conseguire la maturità in una scuola privata. Da dove nasce il suo talento come pilota? La sua ferrea volontà, il suo onnipresente senso del dovere, la sua estrema disciplina in ogni cosa che egli fa, sono certamente ereditati da sua madre. Aver imparato a pilotare macchine da corsa invece è solamente un dono di natura. Il padre di Niki dice: «Suo nonno volle fare lo stesso, ma guidare una macchina non era facile dopo la prima guerra mondiale; inoltre era professionalmente molto preso. Addirittura, era quasi un po’ geloso, quando Niki divenne “una persona importante in quel mondo”». Uno zio di Niki, comunque, è stato, a 34 anni, 14° nei Campionati Mondiali di Karting. La propria Carriera è stata programmata da Lauda fin nei minimi dettagli. Inizia il 15 aprile 1968 con una gara in montagna a Bad Mühllacken (presso Linz) con una Mini-Cooper S. Dice: «Se voglio diventare qualcuno, devo rimanere imbattuto nella mia classe per tutto l’anno. Se qualcuno una volta mi supera, allora devo smettere». Helmut Marko, che è nella stessa classe di Jochen Rindt e la cui Carriera si sarebbe incrociata poi con quella di Lauda, si ricorda come Niki si preparava alle corse: «Egli conosceva ogni millimetro, ogni sasso dei tratti di montagna e dei circuiti che doveva percorrere. Non solo ispezionava il tracciato, ma lo doveva conoscere punto per punto». Ma questa preparazione così accurata ha fatto di Lauda un pilota imbattibile. Ad Aspern, vicino a Vienna, Lauda, con una Formula V ha uno spaventoso incidente: un cameraman che era sul posto riprese la scena. Lo spettacolare «salto» di Lauda venne quindi trasmesso alla sera in televisione e la famiglia di Niki per poco non ebbe un collasso. Ci volle un po’ di tempo prima che si abituassero allo Sport del figlio, ed anzi il padre gli disse: «Tu saresti un Lauda, una persona a posto, retta, se tu apparissi sui giornali non nelle pagine sportive, ma in quelle finanziarie». Alterna le sue esibizioni in circuito e nelle cronoscalate, gareggiando anche con una Porsche 911S. Conquista vari successi di classe e anche un “assoluto” a Zeltweg.

I primi anni di corsa di Lauda presentano sempre lo stesso problema: è continuamente alla ricerca di un’auto migliore. Quella che egli usò proprio nella sua prima gara, non l’aveva ancora pagata: in garanzia aveva dato la sua vecchia macchina, un’assicurazione sulla vita, aveva usato parte della sua eredità, eccetera, tutto come cauzione. La prima data importante della sua Carriera è il 5 settembre 1970. In quel giorno morì a Monza Jochen Rindt, per la rottura dei freni nella sua Lotus 72. «Ma con Jochen – dice Lauda – non avevo niente a che fare, a quei tempi. Io ero stato ingaggiato per una corsa a Zolder, in Belgio, di Formula 3. Avvenne un incidente ed io mi ritrovai coinvolto. Con la macchina danneggiata, riuscii a rimettermi sul percorso di gara, quando già il gruppo seguente sopraggiungeva dalla collina. Un vero miracolo che non mi sia successo niente». Il «miracolo» di Zolder – ed una successiva collisione, senza conseguenze, con un veicolo addetto al soccorso – fecero riflettere Lauda: «Correre, sì, va bene, il rischio c’è sempre, ma non correrò più con questi pazzi in Formula 3».

Lauda debutta nel Mondo dell’Automobilismo Sportivo nel 1969, in gare di Formula 3 al volante di una McNamara F3 scarsamente competitiva e di una Porsche 908, con la quale firma un paio di affermazioni assolute a Diepholz e a Österreichring. Nel 1971 Lauda passa nella squadra di Formula 2 del Team March, come partner di Ronnie Peterson. Qui avviene un fatto che gli da il coraggio di credere di poter aspirare ad una brillante Carriera. A Rouen, in Francia, guida la corsa davanti a Peterson. «E poiché Ronnie allora era imbattibile, questa era come una vittoria – confessa Lauda. Poi, dai box della March, mi richiamarono, per dare via libera al mio compagno. Ma da allora ho sempre creduto di poter arrivare alla vittoria». Ancora oggi molti sono convinti che Niki abbia «comperato» la propria Carriera con gli aiuti finanziari datigli dalla famiglia. Questo è completamente falso: sua nonna gli diede una, volta 30.000 scellini per far riparare la macchina rotta di un amico e per cambiarla con un’altra. Questo fu tutto. Anzi, la banca di cui era presidente suo nonno gli aveva concesso un credito, ma quando il nonno lo scoprì glielo fece subito revocare. Il famoso credito di 2,5 milioni di scellini per la sua Carriera in Formula 1 con la March (1972) gli fu poi accordato dalla «Raiffeisenbank», verso il cui capo, il dottor Karlheinz Oertel, Niki si sente ancora oggi obbligato.

All’età di 22 anni, Niki Lauda debutta in Formula 1 nel Gran Premio di casa, in Austria, disputato sul circuito di Österreichring, al volante di una March-Ford Cosworth 711 privata in Squadra con i due piloti ufficiali Henri Pescarolo e Ronnie Peterson. Dopo una discreta Sessione di Qualifica (21° posizione in Griglia di Partenza), in gara Lauda è costretto al ritiro per seri problemi di guidabilità sulla sua vettura. La trasferta austriaca (unica apparizione di Lauda nella Stagione 1971) è la prima dei 171 Gran Premi della gloriosa Carriera in Formula 1 di Niki Lauda.

Pur non riportando risultati eccezionali, Lauda viene ingaggiato per la Stagione successiva dal Team March in veste di pilota ufficiale, affiancando il pilota svedese Ronnie Peterson, anch’egli alle sue prime esperienze in Formula 1. La Stagione 1972 si rivela estremamente disastrosa. Al volante del modello March-Ford Cosworth 721-X, Lauda ottiene come miglior risultato un nono posto in gara nel Gran Premio di Gran Bretagna a Brands Hatch, mentre il compagno di Squadra Peterson conquista ben 12 punti. Parallelamente alla Formula 1, Niki Lauda prosegue il suo impegno in Formula 2 ottenendo buoni risultati, tra cui una vittoria a Oulton Park. Il profilo di Lauda ricorda in maniera molto simile il suo diretto connazionale, il pilota austriaco Jochen Rindt.

Niki ha la fortuna, nel 1973, di passare alla Scuderia BRM, avendo come compagni di squadra Clay Regazzoni e Jean-Pierre Beltoise. Il capo della BRM, Louis Stanley, venne in aereo a Vienna per trattare con Lauda, sperando che Niki gli offrisse parecchi soldi per guidare una sua vettura. Si discusse all'aeroporto. Lauda aveva richiesto al dottor Oertel di essere anche lui presente: «Siedi vicino a me e ogni tanto dì di sì, così che Stanley creda che tu sei un mio finanziatore; non c’è bisogno che tu sottoscriva niente». Così avvenne infatti: Stanley parlava e parlava, Oertel ogni tanto diceva di sì e Lauda trova posto nel Team. Per il momento questa era la cosa più importante. A Le Castellet, in prova, fa registrare dei tempi favolosi. Lauda era convinto di questo: «Appena salgo sulla BRM ed ottengo buoni risultati, Stanley non mi chiederà più di pagare per correre». Niki aveva visto giusto.

Il pilota austriaco si rivela ben presto giovane, veloce e promettente viaggiando sui ritmi dei due piloti avversari. La Squadra BRM accetta l’ingresso di Lauda, con il pilota austriaco costretto però a pagare per ogni singolo Gran Premio disputato, un sistema funzionale ma anche svilente. Nelle prime gare della Stagione 1973, Lauda è protagonista di ottime prestazioni ma è fermato dalla fragilità della sua monoposto, il modello BRM P160C a motore BRM V12 aspirato, uno dei punti deboli della vettura e carente dal punto di vista dell’affidabilità. Lauda conquista i primi punti mondiali in Formula 1 nel Gran Premio del Belgio a Zolder, quinta prova della Stagione. Nella corsa successiva, a Montecarlo, il pilota austriaco si rende protagonista di una splendida prestazione in Qualifica dove si aggiudica il sesto posto in Griglia di Partenza. Enzo Ferrari assiste alla corsa in TV: «Chi è quel Lauda? Questo ragazzo devo averlo in squadra!» Ancora Lauda non ne sapeva niente, quando alla sera, nell’Hotel de Paris, sempre a Montecarlo, Louis Stanley gli fa sottoscrivere un contratto di tre anni. Fortunatamente per lui, però, tutto era stato fatto su un normalissimo pezzo di carta, niente di legale perciò, e firmato a Montecarlo, cosa che poco vale per la legge inglese. Questo era importante, poiché Lauda, più tardi, dovette sciogliere il suo contratto con la BRM, quando arrivò la fortuna della sua vita: Ferrari. Al Nürburgring Lauda impressiona di nuovo il Commendatore: quando egli era al 4° posto, mentre andava a 280 Km/h sul Bergwerk, un cerchione della ruota saltò via. Lauda, per quell’inconveniente, dovette farsi ingessare un braccio, e fu proprio in quelle condizioni che incontrò all’aeroporto londinese Luca Cordero Montezemolo, che stava allora organizzando una nuova squadra per la Ferrari. Così, segretamente, ecco una delle più importanti alleanze che mai vi furono nella Storia della Formula 1: Lauda con la Ferrari, Jim Clark con la Lotus, Jackie Stewart con la Tyrrel. L’annata sportiva 1973 prosegue con alti e bassi per Niki, sempre frenato dalla scarsa competitività della sua vettura. Lauda si consola vincendo con il coupé BMW-Alpina in coppia con Muir la 4 Ore di Monza (europeo turismo) nonché la Coppa di Spa-Francorchamps e (con Joisten) la 24 Ore del Nürburgring.

Le cose presto sarebbero cambiate: nel 1974 Enzo Ferrari, il Drake di Maranello, affianca Niki Lauda in Squadra al pilota svizzero Clay Regazzoni, dietro suo suggerimento, quel ragazzo dalla fisionomia conigliesca ma dal cuore deciso. Lauda, al volante della Ferrari 312 B3, batte il “maestro” Clay Regazzoni attirandosi le simpatie del giovane Direttore Sportivo Luca Cordero di Montezemolo. Alla sua prima gara con la Scuderia Ferrari, Niki Lauda conquista un ottimo secondo posto nel Gran Premio d’Argentina a Buenos Aires, ma deve cedere la vittoria all’esperto pilota neozelandese Denis Hulme (McLaren-Ford M23), al suo ultimo successo della sua lunga Carriera in Formula 1. Lauda ottiene la sua prima Pole Position in Carriera nel Gran Premio del Sudafrica a Kyalami, terza prova del Mondiale. Niki Lauda conquista la sua prima vittoria in Formula 1 nel Gran Premio di Spagna 1974 a Jarama, dopo essere partito dalla Pole Position. Lauda fu molto sfortunato nella seconda parte della Stagione, quando perse punti preziosi. Il pilota austriaco trionfò nonostante tutto in Spagna e in Olanda, collezionando nove Pole Position. «Apparve subito un giovane serio, puntiglioso nella messa a punto della vettura che gli riusciva istintiva, naturale», così lo valutava Enzo Ferrari. «In poco tempo divenne un grande, intelligente pilota».

Lauda «visse» dal primo giorno di prova nell’abitacolo della Ferrari. «Devi misurare ogni metro, dare tutto il possibile in ogni secondo che passa, altrimenti il tempo scorre e tu resti fermo nella stessa posizione». Uno dei primi giorni che era alla Ferrari, Lauda mette sotto alla vettura e studia per ore ed ore ogni cavo, ogni vite. «Fantastico», esclama l’austriaco. «Con un auto da corsa, normalmente ogni tre gare rompi una volta. Io invece avevo molte meno rotture, sicuramente grazie a Cuoghi, il capo meccanico, ma forse anche perché io mi davo da fare più degli altri piloti». Nonostante la sua abilità a sistemare le macchine, spiega: «Io sono il diagnostico, non il medico». Ma proprio con il «medico», Mauro Forghieri, ci furono spesso sonore discussioni, anche se Forghieri oggi dice: « Non ho mai fatto, per nessun pilota, quello che ho fatto per Niki. Non in faccia a lui, quando tutti vedevano e sentivano, ma dietro le sue spalle, cosa che per Lauda era molto più importante». E poi: «Se un pilota come Lauda afferma che con me non può lavorare, cosa dovrei dire io allora?»

L’avvio della Stagione 1975 è faticoso: a Buenos Aires tagli per primo il traguardo Emerson Fittipaldi (McLaren-Ford), in Brasile si impone Carlos Pace (Brabham-Ford), in Sudafrica trionfa Jody Scheckter (Tyrrell-Ford) in Spagna Mass con la seconda McLaren vince una gara funestata da una tragedia, la vettura di Stommelen vola tra la folla del Montjuich travolgendo cinque spettatori. Ma la nuova Ferrari 312T (progettata dal Direttore Tecnico Mauro Forghieri e dotata di cambio trasversale) ha un potenziale enorme. E Lauda sa come sfruttarlo: da Montecarlo in poi, la 312T si rivela un missile imprendibile. L’annata risvegliò gli entusiasmi all’interno della Scuderia Ferrari. Lauda vinse a Monaco, in Belgio, in Svezia e in Francia. Conquistò il primo Titolo Mondiale della sua Carriera in Formula 1 nel Gran Premio d’Italia a Monza, una gara dove la Ferrari ottenne una storica doppietta con Lauda davanti a Regazzoni. Durante una festa organizzata da un amico in Austria verso la fine dell’anno, Niki conosce Marlene con la quale si unisce in matrimonio l’anno successivo, troncando la sua lunga relazione con la fidanzata italiana Mariella, che voleva indurlo a lasciare presto le corse.

Nel 1976 Lauda ottiene due vittorie nelle prime due gare della Stagione in Brasile (Interlagos) e Sudafrica (Kyalami) e un secondo posto negli Stati Uniti (Long Beach). La marcia verso la riconferma del Titolo Mondiale di Lauda prosegue con il secondo posto a Jarama, due vittorie consecutive a Zolder e Montecarlo, un terzo posto ad Anderstop e un successo a Brands Hatch. Dopo il Gran Premio di Gran Bretagna, Lauda guida la Classifica Mondiale con un vantaggio che sembra incolmabile: ha 61 punti ed è seguito da Scheckter con 30, da Hunt e Depailler con 26. Mancano sette gare al termine del Campionato di Formula 1 e la situazione sembra volgere nettamente a suo favore.

Ma domenica 1° agosto 1976 cambia per sempre la vita di Niki Lauda: durante il secondo giro del Gran Premio di Germania, disputato sul terribile circuito del Nürburgring, il pilota austriaco è protagonista di un terribile incidente. Dopo l’impatto contro una roccia, la Ferrari 312T2 in fiamme ribalza in mezzo alla pista. Niki non perde conoscenza: tenta disperatamente di scacciarsi le cinture mentre il fuoco divora la sua macchina. Per fortuna di Niki, i colleghi Guy Edwards, Harald Ertl e Arturio Merzario, giunti sul luogo dell’incidente, scendono dalle loro vetture e si lanciano in mezzo al fumo per cercare di salvarlo. Niki viene estratto dalla vettura in fiamme dal collega Merzario. «Quando assieme ai colleghi riuscii ad estrarlo finalmente dall’abitacolo” racconta Merzario “Niki era ancora lucido. Mi chiese di toglierli il casco, che era stato devastato dalle fiamme. Urlava: dimmi com’è il mio volto, dimmelo!» L’incendio aveva orrendamente deturpato i lineamenti del Campione del Mondo, che aveva perso un orecchio. Ma a spaventare i medici non erano le ustioni: a quelle, Lauda sarebbe sopravvissuto. Il grande timore riguardava la vie respiratorie: i polmoni di Niki avevano respirato i veleni della tremenda combustione. Quando Lauda venne ricoverato all’ospedale di Mannheim, i medici lasciarono poche speranze: è difficile che riesca a passare la notte. Una settimana dopo l’incidente, Niki viene dichiarato miracolosamente fuori pericolo dai medici.

Vinta la partita contro la morte, l’austriaco aveva immediatamente preso una decisione: sarebbe tornato presto alle corse. Quaranta giorni dopo il terribile incidente del Nürburgring, Lauda torna in pista sul circuito di Fiorano per svolgere una Sessione di Test con la sua monoposto. Ma le sue condizioni erano davvero precarie: il viso era deturpato e le ferite provocate dalle ustioni sanguinavano ancora sotto le garze. Ferrari era rimasto colpito dalla straordinaria forza di volontà del pilota austriaco. Lauda si presenta al via del Gran Premio d’Italia, ma la settimana prima della corsa vomito e diarrea non gli danno tregua. Nel caldo di Monza, sotto il casco, le ferite si riaprono ma Niki riesce ugualmente a terminare la competizione al quarto posto finale. Lauda aveva preteso troppo da se stesso: corse male in Canada e in America. Nella gara decisiva in Giappone, sotto un diluvio furioso, Niki volle fermarsi per la paura di avere un incidente sotto il violento acquazzone. Con questa decisione, Lauda pensava innanzitutto a se stesso e rinunciava al Titolo Mondiale, lasciandolo nelle mani del pilota inglese James Hunt (McLaren-Ford Cosworth M26). La sua decisione di fermarsi lo porta in una brutta situazione con la stampa italiana, che lo accusò si scarso coraggio e impegno.

Niki Lauda si potrebbe definire uno stratega in pista e fuori, un tipo meticoloso, scrupoloso e puntiglioso; il suo temperamento lo portò spesso a preoccuparsi più di guidare in sicurezza che vincere Titoli Mondiali. Seppe anche muoversi nel campo degli sponsor e il suo successo fu tale che ancora oggi ne raccoglie i frutti.

Il ritorno di Lauda alla Ferrari numero uno, in testa al Campionato Mondiale, fu abbastanza difficile, non solo sui circuiti. Come faccia Lauda a portare così spesso una macchina difficile da guidare nei primi posti, così lo spiega Ermanno Cuoghi: «Perché Niki guida come fosse sul ghiaccio, con molto tatto e senso di responsabilità. Solo per questa ragione è veloce, senza volare fuori di pista». Ancora una particolarità evidente di Niki: egli riconosce attorno a sé piccolissimi dettagli, considera sempre tutte le possibilità che gli si possono presentare. Questo suo saper prevedere è senz’altra un punto a suo vantaggio, come Campione del Mondo e come uomo d’affari. La sua vita privata non viene mai data in pasto ai giornali: questo per Niki è un argomento tabù. Juan Manuel Fangio, che ha sempre cercato di evitare simili “intrusioni”, dice: «Lauda vive proprio come un pilota dovrebbe vivere». I giornalisti devono essere riconoscenti a Lauda: dopo Jackie Stewart non c’è mai stato un pilota di Formula 1 che abbia parlato così chiaro e limpido, senza sotterfugi, come Niki. Come uomo d’affari Lauda è una persona molto corretta; come pilota è una persona molto fredda, poiché, mentre corre, il suo pensiero è solo rivolto alla guida e alla corsa, non pensa agli amici, ai sentimenti. A niente altro che alla corsa. Una volta ha spiegato molto chiaramente: «Quando salgo su una macchina da corsa, è come se mi chiudessi in una capsula spaziale. Allora non sono più l’uomo Lauda, ma soltanto il pilota Lauda. Dopo la corsa posso aprire la capsula e tornare ad essere l'uomo Lauda».

Nel 1977 Niki Lauda si ripresenta del tutto rinfrancato al via della Stagione affiancato dal pilota argentino Carlos Reutemann e, dopo un avvio difficile, il pilota austriaco torna ad aggiudicarsi la vittoria nel Gran Premio del Sudafrica a Kyalami, una corsa funestata dall’incidente mortale nel quale perì il pilota inglese Tony Pryce colpito dall’estintore di un commissario di percorso. Lauda inizia a raccogliere importanti piazzamenti con una guida attenta da vero ragioniere delle corse: secondo posto a Long Beach, Montecarlo, Zolder e Brands Hatch, Österreichring. Due vittorie estive, in Germania e Olanda, proiettano Lauda alla conquista del secondo Titolo Mondiale piloti a Monza con una corsa d’anticipo. Ma con il ritorno, si spegne l’amore per la Ferrari, per la Squadra che gli aveva inutilmente reso molto dura la vita, perché anche se parecchie erano state le ore esaltanti, molte furono anche quelle piene di amare delusioni. La mattina del primo giorno di prove in Canada, Lauda disse: «I miei sentimenti per Maranello sono morti e con la testa vuota ed il cuore arido non posso più fare alcuna corsa. Sarebbe senza senso!». Altri avrebbero preso come scusa un guasto meccanico o qualcosa di simile. Lauda invece anche in questa occasione è stato onesto, e non è più salito in macchina. Avviene così il passaggio presso la Squadra inglese Brabham, divenuta proprietà del facoltoso uomo d’affari inglese Bernie Ecclestone. L’accordo viene favorito dal consistente appoggio dello sponsor italiano Parmalat e dell’imprenditore Calisto Tanzi.

Niki Lauda è un tipo sicuro di sé, dice sempre quello che pensa. Non farebbe mai a nessuno un complimento, solo per ricavarne un vantaggio personale: non è nel suo carattere essere falso. Tutta la sua vita è un «rettilineo». Prende per se stesso decisioni, spesso severe, dopo lunghe riflessioni, ma poi vi resta fedele, fermo sulla sua scelta, anche dopo una conseguenza disastrosa. Questa è la sua forza, ma anche – per la gente che lo osserva solo superficialmente e lo critica – il suo punto debole. Quando è scoppiato «il divorzio italiano» dalla Ferrari, è saltata fuori la sincerità e la franchezza di Lauda, che naturalmente ha suscitato una grande polemica. Il fatto è che Lauda ha sempre bisogno di nuove motivazioni per andare avanti. cosa questa in carattere anche con il giovane Niki.

L’anno successivo, Lauda ottiene due secondi posti in Argentina, Monaco e Inghilterra, due terzi posti in Brasile e Olanda, una vittoria nel Gran Premio di Svezia ad Anderstop al volante del modello Brabham-Alfa Romeo BT46-B (dotata di una sorta di “ventilatore” al posteriore con lo scopo di aumentare l’effetto suolo). La Stagione si completa con la vittoria nel Gran Premio d’Italia a Monza, una corsa segnata dal terribile incidente in cui perì il pilota svedese Ronnie Peterson, ex compagno di Squadra di Lauda ai tempi della Squadra March. Al termine della Stagione, il pilota austriaco si piazza al quarto posto in Classifica Finale con 44 punti all’attivo.

Nel 1979 Niki Lauda è protagonista di un’annata negativa, condizionata dalla scarsa competitività e affidabilità del modello Brabham-Alfa Romeo BT48. Il pilota austriaco conquista solamente un sesto posto a Kyalami e un quarto posto a Monza. Al termine della Stagione, Lauda annuncia il ritiro dal Mondo della Formula 1 per fondare la compagnia aerea Lauda Air, impegnandosi a tempo pieno ma con enorme fatica nella gestione della sua azienda, che forse non aveva previsto la feroce concorrenza delle compagnie di bandiera.

Lauda viene convinto dal Team Boss della Squadra inglese McLaren, l’inglese Ron Dennis, a ritornare sui suoi propositi di ritiro effettuando il suo grande e chiacchierato ritorno al volante del modello McLaren-Ford Cosworth Mp4/1C. La scelta del rientro viene favorita anche dalle presunte difficoltà finanziarie della compagnia aerea. Alla terza gara della Stagione 1982, Lauda torna alla vittoria nel Gran Premio degli Stati Uniti West a Long Beach, dopo essere partito dalla seconda posizione. In conferenza stampa, il pilota austriaco domanda incuriosito: «Nessuna domanda?» Durante la Stagione del rientro in Formula 1, Niki Lauda ottiene la seconda vittoria nel Gran Premio di Gran Bretagna a Brands Hatch, un terzo posto a Digione, due quarti posti a Kyalami, Zandvoort e un quinto posto a Österreichring.

Nel 1983 Lauda inizia in maniera promettente la Stagione di Formula 1, ottenendo un terzo posto in Brasile (Rio De Janeiro) e un secondo posto negli USA West (Long Beach). Il modello McLaren Mp4/1E non si rivela sufficientemente competitivo durante l’anno. Il fondo dell’abisso è raggiungo durante il week-end del Gran Premio di Monaco, dove le monoposto McLaren di Lauda e Watson non riescono a qualificarsi per la corsa. Al termine della Stagione, il pilota austriaco si piazza al 10° posto in Classifica Finale con 12 punti conquistati in corsa.

L’anno successivo la Squadra McLaren schiera una monoposto formidabile, il modello Mp4/2 (progettato dal Direttore Tecnico inglese John Barnard) dotato di un motore sovralimentato TAG Posrche V8 molto potente, affidabile e varco nei consumi di carburante. Niki Lauda viene raggiungo in Squadra dal giovane pilota francese Alain Prost. Lauda e Prost dominano ferocemente la Stagione di Formula 1 1984 e il Mondo assiste con emozione al duello tra “il computer austriaco” e “l’allievo”. Lauda si aggiudica cinque vittorie in Sudafrica (Kyalami), Francia (Digione), Gran Bretagna (Brands Hatch), Austria (Österreichring) e Italia (Monza). L’assegnazione del Titolo Mondiale si decide all’ultima gara in Portogallo, sul circuito dell’Estoril. Prost è nervoso ma riesce ad aggiudicarsi la pole Position. Lauda è molto indietro e staccato. Al via Prost s’invola al comando cercando di strappare il Titolo a Lauda. Ma il pilota austriaco rimonta brillantemente e termina la gara al secondo posto. È Campione del Mondo per la terza volta. Le McLaren sfrecciano in parata sul traguardo: è stata una Stagione indimenticabile, con 12 vittorie su 16 gare. Per Lauda è il terzo Titolo Mondiale dopo quelli conquistati con la Ferrari. Per Prost è la seconda delusione consecutiva. Sul podio Niki e Alain si stringono e si scambiano sorrisi. Prost non ha vinto, ma Lauda elogia il brillante rivale francese.

Al termine della Stagione 1984, Lauda e Dennis discutono del rinnovo del contratto in Formula 1 del pilota austriaco, ma le trattative si rivelano lunghe e difficili. Lauda cerca un accordo con la Squadra Renault ma i sindacati francesi rimangono in agitazione. Successivamente, il pilota austriaco prova a bussare alle porte della Scuderia Ferrari e del Team Renault, ma Niki si rende conto di costare troppo. Ron Dennis propone un contratto al giovane brasiliano Ayrton Senna, ma all’ultimo momento Lauda decide di accettare le offerte del Team Manager McLaren nonostante una drastica riduzione del suo ingaggio.

Nel 1985 Niki Lauda disputa la sua ultima Stagione in Formula 1, al volante della monoposto McLaren-TAG Porsche Mp4/2B. L’annata si rivela dura e difficile, condizionata dai problemi di affidabilità della monoposto di Woking. Lauda si piazza al quarto posto nella gara di Imola, ma deve attendere la nona prova della Stagione per tornare in zona punti, quando conquista un quinto posto al Nürburgring (versione modificata del vecchio circuito tedesco). Niki Lauda conquista la sua ultima vittoria della sua lunga Carriera in Formula 1 nel Gran Premio d’Olanda 1985 a Zandvoort, davanti al compagno di Squadra Alain Prost, nuovo Campione del Mondo di Formula 1. L’ultima gara di Lauda in Formula 1 è il Gran Premio d’Australia 1985, disputato sul circuito cittadino di Adelaide. La sua McLaren sta volando sul rettilineo ma, alla staccata, i freni anteriori non rispondono: la via di fuga ferma la vettura, lui scende e scompare dietro le barriere senza guardarsi indietro una sola volta.

Niki Lauda ritorna nel Mondo della Formula 1 nel 1992, nel ruolo di consulente tecnico presso la Scuderia Ferrari. Un ruolo abbandonato durante la Stagione di Formula 1 1996 su pressioni del pilota tedesco Michael Schumacher. In seguito, Lauda ha assunto la responsabilità del Team Jaguar Racing di proprietà del colosso americano Ford Cosworth, ma gli scarsi risultati della Squadra lo hanno costretto ad abbandonare la scena. Attualmente, Niki Lauda è commentatore della televisione austriaca-tedesca RTL per il Mondiale di Formula 1 e ha un ruolo nell’organizzazione generale dei Gran Premi del Campionato Mondiale piloti.

LA CARRIERA IN FORMULA 1

Debutto: Gran Premio d’Austria 1971 (Österreichring) su March-Ford 711

Ultima gara: Gran Premio d’Australia 1985 (Adelaide) su McLaren-TAG Porsche Mp4/2B

Titoli iridati: 3 (1975, 1977, 1984)

 
GP disputati  171 Stagioni  13
Pole Position  24 Giri Più Veloci  24
Punti  420,5    

Piazzamenti a punti

 25   20   9   7   7   5       

CAMPIONATO DEL MONDO DI F.1

Anno

Team GP PP GPV Vittorie Posizione finale

Punti

 1971 

 March-Ford 711  1      

  

  

 1972 

 March-Ford 721/721X/721G  12      

  

  

 1973 

 BRM P160  14      

 17° 

 2 

 1974 

 Ferrari 312B3  15  9  4  2

 4° 

 38 

 1975 

 Ferrari 312B3/312T  14  9  2  5

 1° 

 64,5 

 1976 

 Ferrari 312T/312T2  14  3  4  5

 2° 

 68 

 1977 

 Ferrari 312T2  14  2  3  3

 1° 

 72 

 1978 

 Brabham-Alfa Romeo BT45C/BT46/BT46B  16  1  4  2

 4° 

 44 

 1979 

 Brabham-Alfa Romeo Bt48  13      

 14° 

 4 

 1982 

 McLaren-Ford MP4/1B  14    1  2

 5° 

 30 

 1983 

 McLaren-Ford MP4/1C, MP4/1E  14    1  

 10° 

 12 

 1984 

 McLaren-TAG Porsche MP4/2  16    5  5

 1° 

 72 

 1985 

 McLaren-TAG Porsche MP4/2B  14    1  1

 10° 

 14 

* Fuori dalla parentesi i punti ritenuti validi ai fini iridati

 

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