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Biografie

di Mattia Albera

Joakim Bonnier

Pilota non Ufficiale

Nato a Stoccolma (Svezia) il 31 gennaio 1930

Morto a Mulsanne (Francia) l’11 giugno 1972

Figlio di Gert Bonnier, un eminente professore svedese di genetica, educato a Stoccolma, Parigi e Oxford, Joakim Bonnier (per gli amici “Jo”), alto, slanciato, barbuto, profondo conoscitore dei sei lingue, un vero signore. Bonnier rappresentò per anni la punta di diamante dell’Automobilismo svedese.

Proveniente da una famiglia facoltosa, il giovane Bonnier iniziò a correre in moto alla guida di un Harley-Davidson. Debuttò nei rally e nelle gare sul ghiaccio nel 1948 e partecipò alla sua prima corsa nel 1954 con un’Alfa Romeo 1900 vincendo la Categoria.

Dopo aver corso anche con l’Alfa Romeo “disco volante”, Jo Bonnier debuttò in Formula 1 al volante della Maserati 250F nel Gran Premio d’Italia 1956, gara disputata sul circuito esteso di Monza. Dopo sporadiche apparizioni nel biennio 1956/57, Jo Bonnier divenne pianta stabile del Mondo della Formula 1 dalla seconda metà della Stagione 1958. In quell’anno corse per le Scuderie Maserati e BRM, aggiudicandosi un quarto posto nel Gran Premio del Marocco 1958 ad Ain-Diab.

Con quest’ultima Squadra, il pilota svedese firmò un contratto per il biennio 1959/60 aggiudicandosi la vettura ufficiale della celebre Casa inglese. Conquistò un amplia fama nel suo paese in seguito alla sua grande vittoria nel Gran Premio d’Olanda 1959 a Zandvoort al volante di una BRM P25. Tra i risultati della Stagione 1959, due quinti posti a Monaco (Montecarlo) e negli Stati Uniti (Sebring).

L’anno successivo Jo Bonnier fu protagonista di una corsa leggendaria nel 22° Gran Premio di Germania, prova non valevole per il Campionato del Mondo di Formula 1 1960 e gara riservata alle monoposto di Formula 2. A fine luglio, le condizioni meteo in Germania erano atroci – le peggiori che si ricordassero tra i monti dell’Eifel. Il pilota Master Gregory scampò per l’ennesima volta in modo miracoloso a un incidente in Qualifica e la partenza fu posticipata di oltre un’ora nella speranza che il tempo migliorasse. Ma la nebbia si fece più spessa e la pista si trasformò in un fiume. E, mentre tutti aspettavano sotto gli ombrelli e avvolti negli impermeabili, venne dato il via della corsa. Il pilota svedese dominò la gara al volante della sua Porsche F2 restando in testa dalla Pole Position, stabilendo il Giro più Veloce e battagliando sino al traguardo con l’amico e compagno di Squadra, il conte tedesco Wolfgang Von Trips. Il Campione del Mondo di Formula 1 in carica, l’australiano Jack Brabham giunse al traguardo in terza posizione, a poca distanza. Con una prova sbalorditiva di concentrazione e abilità, i tre piloti girarono incollati l’uno all’altro, in quel pantano, per quasi due ore.

Le maggiori soddisfazioni Bonnier le colse nelle gare di durata; infatti iscrisse per due volte il proprio nome nell’Albo d’Oro della Targa Florio al volante di una Porsche: nel 1960 trionfò in coppia con Hans Herrmann alla guida di una Porsche 718 e tre anni più tardi, nel 1963, bissò il successo insieme a Carlo Maria Abate, sempre su Porsche 718.

Nel 1961 Jo Bonnier si unì al Team Porche a fianco del pilota americano Dan Gurney. Pochi i risultati e rare le soddisfazioni. La scarsa potenza e affidabilità della monoposto da lui pilotate lo indussero a lasciare la Squadra due anni dopo. Per la Casa tedesca corse anche al volante di vetture Sport, vincendo la prestigiosa Targa Florio nel 1963 e nel 1964.

L’anno seguente, quando Marianne, la moglie di Jo, diede alla luce un bimbo, fu chiamato Joakim Wolfgang in memoria del compianto Von Trips, perito in un incidente in gara a Monza nel 1961. Nello stesso anno, Bonnier vinse la 12 Ore di Sebring insieme a Lucien Bianchi al volante della Ferrari 250 TRI.

Nel 1963 acquista una Cooper privata, ma Bonnier abbandona la Squadra l’anno successivo in favore della Brabham. L’anno seguente, il pilota svedese corre alla guida di una Ferrari in coppia con il pilota londinese Graham Hill, aggiudicandosi la 12 Ore di Reims e la 1000 Km di Parigi.

In Formula 1 ormai è diventato il classico pilota “gentleman”: nel 1966, Bonnier creò una propria Squadra con licenza svizzera, la Anglo-Suisse Racing Team (più tardi rinominata Ecurie Bonnier) dal momento che aveva fissato la residenza presso Losanna. Corse al volante di una Cooper privata, poi McLaren-Ford, Honda e Lotus-Ford. Ancora una volta, le maggiori soddisfazioni vennero dalle vetture a ruote coperte: nel 1966, Bonnier vinse la Mille chilometri del Nürburgring con la Chaparral.

Spesso a distanza e distante, l’immacolato pilota svedese era una grande persona mondana ed uno dei primi piloti di Formula 1 a prendere residenza in Svizzera per motivi fiscali. Bonnier era proprietario di una galleria d’arte e gran salutista (mangiava due fette di pane nero di segale con in mezzo dello yogurt!). Il pilota svedese fu una delle forze di guida dietro al Grand Prix Drivers’ Association insieme al pilota scozzese Jackie Stewart, Jo Bonnier corse in Formula 1 dividendo la propria vita tra società e velocità. Attorno a Bonnier si era formato un movimento che si batteva per la sicurezza delle piste e a lui va il merito di aver aperto la strada all’attuale “sindacato dei piloti”.

Negli ultimi anni della sua Carriera sportive, Jo Bonnier si limitò a delle sporadiche apparizioni sulle scene dei Gran Premi, al volante della McLaren-Ford M7C, trovandosi spesso in difficoltà durante le Qualificazioni.

Dopo alcuni successi in gare minori nel biennio 1967/68, il pilota svedese, nel 1969, si classificò, con Muller, secondo alla 1.000 chilometri d’Austria su Lola T70 e quinto nella corsa di Spa-Francorchamps su Lola-Chevrolet. Allontanandosi progressivamente dal Mondo delle corse, nel 1970 Bonnier si dedicò esclusivamente al Campionato Europeo Marche 2 litri aggiudicandosi il Titolo iridato al volante di una Lola-Ford, Casa che egli rappresentava in Europa. L’anno successivo, sempre su Lola, Bonnier si classificò primo con lo svedese Ronnie Peterson nella 1.000 chilometri di Barcellona, e terzo alla Targa Florio con Richard Attwood. L’ultima affermazione Jo Bonnier l’ottenne nel marzo del 1972 proprio a Le Mans vincendo la 4 Ore col belga De Fierlant.

Bonnier rimase ucciso in pista a Le Mans quando, in un mattino nebbioso molto simile a quello del ‘Ring 1960, la sua Lola-Ford Cosworth T280 Sports Car si scontrò con la Ferrari Daytona guidata da svizzero amatore Florian Vetsch. Lo sventurato Bonnier venne catapultato tra gli alberi e morì poche ore dopo presso l’ospedale di Mulsanne, in Francia. Pochi mesi prima aveva cominciato il suo ritiro dalla Formula 1 e aveva fatto appendere ad una parete della sua villa di Losanna la sua ultima monoposto di Formula 1. Terminò così la vita e la Carriera Sportiva di Jo Bonnier, uno dei piloti svedesi più amati e veloci di tutti i tempi.

LA CARRIERA IN FORMULA 1

Debutto: Gran Premio d’Italia 1956 (Monza) su Maserati 250F

Ultima gara: Gran Premio degli Stati Uniti 1971 (Watkins Glen) su McLaren-Ford M7C

 
GP disputati  104 Stagioni  16
Pole Position  1 Giri Più Veloci  
Punti  39    

Piazzamenti a punti

 1         1   10   8       

CAMPIONATO DEL MONDO DI F.1

Anno

Team GP PP GPV Vittorie Posizione finale

Punti

 1956 

 Maserati 250F  1      

  

  

 1957 

 Maserati 250F  4      

  

  

 1958 

 BRM P25        

  

  

  

 Maserati 250F  9      

 18° 

 3 

 1959 

 BRM P25  7  1    1

 8° 

 10 

 1960 

 BRM P25/P48  8      

 18° 

 4 

 1961 

 Porsche 787 F4  8      

 15° 

 3 

 1962 

 Porsche 804 F8/718 F4  7      

 15° 

 3 

 1963 

 Cooper-Climax T60/T66  10      

 11° 

 6 

 1964 

 Brabham-BRM BT11        

  

  

  

 Cooper-Climax T66        

  

  

  

 Brabham-Climax BT7  9      

 15° 

 3 

 1965 

 Brabham-Climax BT7/BT11  10      

  

  

 1966 

 Cooper-Maserati T81        

  

  

  

 Brabham-Climax BT7/BT11  9      

 17° 

 1 

 1967 

 Cooper-Maserati T81  8      

 22° 

 3 

 1968 

 Cooper-Maserati T81        

  

  

  

 McLaren-BRM M5A        

  

  

  

 Honda RA301  8      

 22° 

 3 

 1969 

 Lotus-Ford 63/49B  2      

  

  

 1970 

 McLaren-Ford M7C  1      

  

  

 1971 

 McLaren-Ford M7C  3      

  

  

* Fuori dalla parentesi i punti ritenuti validi ai fini iridati

 

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